Più passano le ore e più si tinge di nero l’operazione portata a termine, ieri sera, in Commissione Bilancio dell’Ars. Parliamo, ormai lo sappiamo, del mutuo da un miliardo di euro, proposto dal Governo regionale, per pagare i debiti che alcune imprese vantano con la P.A. Il disegno di legge ha ricevuto il voto favorevole di Pd, Udc e Megafono.
Che si tratti di un’operazione poco trasparente lo hanno già denunciato le opposizioni che non hanno esitato a definire il ddl “un provvedimento truffa”. Non solo perché non si sa bene a chi saranno destinati questi soldi, ma, soprattutto, perché così facendo si indebita ulteriormente una regione al collasso finanziario facendo pagare il tutto ai siciliani attraverso il mantenimento dell’aumento delle aliquote Irpef, Irap e Ires. Creando, come ha osservato il professor Massimo Costa “una vera e propria fiscalità di svantaggio per i cittadini”.
Non solo.
Mentre ancora sul sito dell’Ars non spuntano i documenti della seduta di ieri (non si sa ad esempio a qualche banca stiano pensando) emergono nuovi raccapriccianti particolari. Finora ci hanno detto che almeno 600 milioni di questo mutuo saranno destinati ai debiti che hanno le Asp con i fornitori. Ma come è possibile? Un osservatore attento che conosce il latino della politica e dell’amministrazione pubblica ha giustamente fatto notare, con Codice Civile alla mano, che “escluso il ripiano dei debiti delle Aziende sanitarie provinciali per costi di esercizio, non è possibile che le stesse Aziende abbiano debiti verso fornitori o contraenti a vario titolo per beni e servizi. Anche i ragazzini del primo anno di Ragioneria sanno che i costi per beni e servizi, in contabilità economica (e le Asp per legge sono in regime di contabilità economica) vengono coperti dai ricavi derivanti, o da specifici finanziamenti o, ancora, da dallutile desercizio alluopo destinato”. Insomma ii costi di funzionamento delle Aziende sanitarie sono budgettizzati e, pertanto, annualmente contrattati con lassessorato alla Salute e, quindi, finanziati (qui l’articolo che tratta questo aspetto).
A quanto pare, tecnicamente, è la Regione ad avere debiti con le Asp. Ovvero non avrebbe ancora corrisposto alle aziende la parte regionale del finanziamento dovuto (quindi regolarmente previsto dal budget) e quindi qualche fornitore è rimasto a bocca asciutta. E come mai non si sono trasferite le risorse dovute? La cosa è strana perché la Sicilia ha attuato un piano di rientro triennale sul deficit della Sanità. Nel 2012 i conti, così ci hanno detto da Roma e da Palermo, erano a posto. E allora, che è successo? L’attuale Governo ha vanificato quei risultati, costati sacrifici agli operatori della sanità, destinando i soldi recuperati ad altro? Magari qualche assunzione di troppo altrove? Mah…
La cosa certa è che per pagare questo mutuo, si manterrà l’aumento delle addizionali che doveva essere annullato una volta sanato il deficit sanitario. Ma, invece, di riabbassare la tassazione ad un livello ‘umano’, qualcuno ha preferito usare le risorse dovute alle Asp in altro modo. E, ora che le aziende sanitarie chiedono, giustamente, il resto dei trasferimenti, Pd, Megafono e Udc presentano il conto ai siciliani.
“Oltre ad essere un provvedimento truffa, come ho già avuto modo di dire insieme con il collega Marco Falcone, si tratta pure di un provvedimento ‘ammazza Sicilia” dice Santi Formica, della Lista Musumeci: “Sempre meno imprese verranno ad investire qui con le addizionali Irap al massimo. E’ una follia. E’ il Governo che crea il debito e poi lo fa pagare ai siciliani”. Formica non è in Commissione Bilancio, ma come Presidente del suo gruppo, è intervenuto nella discussione. Al momento del voto sono usciti dalla Commissione i deputati Marco Falcone, Currenti del Pid e Toti Lombardo del Mpa. Il M5 s pure avendo votato contro, non ha abbandonato la seduta.
Ma non è tutto.
Sempre più voci parlano di ombre nelle ombre. Ovvero, la restante parte del miliardo di muto (circa 400 milioni) sarebbe destinato, sempre per sanare debiti, ai Comuni. Secondo rumors sempre più insistenti, in realtà, sarebbero soldi che i partiti faranno arrivare direttamente nelle tasche dell’Eni e del Monte dei Paschi di Siena. L’Eni, tanto cara al Presidente della Regione, Rosario Crocetta da Gela. Mps tanto caro al Pd. Coincidenze, ne siamo certi.
Il tutto, mentre il sistema produttivo siciliano, le pmi per intendenderci, aspetta ancora di vedere saldati i crediti che vanta nei confronti della PA e che come ha ricordato, parlando proprio di questo mutuo, il segretario della Cna, Mario Filippello “ammnotano a 1,5 miliardi se parliamo di quelli certificati. Oltre 6 nel complesso”.
Ci auguriamo che tutti questi ‘particolari’ vengano fuori apertamente durante il dibattito in Aula (il ddl deve ora essere approvato dall’Ars). Ci auguriamo anche che gli affaristi della politica accettino, finalmente e senza insofferenza, che i siciliani non sono così stupidi come credono.
Da ricordare infine, che sulla testa dei deputati che approveranno il provvedimento in Aula, pende anche la spada di Damocle di una denuncia penale e alla Corte dei Conti: “Qualsiasi cosa dicano, è illegittimo e incostituzionale destinare l’aumento delle addizionali al pagamento dei debiti. Li denunceremo tutti in tutte le sedi e ne dovranno rispondere in solido” ha detto il portavoce dell’Associazione Progetto Sicilia, Giuseppe Pezzino.
E non è la sola associazione che sta pensando di passare alle vie legali.
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