Musumeci «tira dritto» e accusa i burocrati regionali «Ricreazione finita, non ci sono più protetti e protettori»

Un video di auguri pasquali ai siciliani di Sicilia e a quelli «sparsi nel mondo» che diventa però occasione per il presidente della Regione Nello Musumeci per rispondere agli attacchi politici delle ultime settimane e per continuare a mandare messaggi all’interno dei palazzi palermitani. «Lavoreremo senza inseguire le mode – dice il governatore – non ci interessano le graduatorie, i sondaggi, gli umori, gli attacchi di tanti frustrati, di gente che tenta davanti a una tastiera su Facebook di riabilitare la propria condizione in un contesto sempre più avvelenato. Siamo tutti incattiviti, c’è gente che sputa veleno dalla mattina alla sera, gente che emette sentenze, ma io tiro dritto. Non mi potrà fermare niente». 

Musumeci replica così a chi lo chiama in causa sulla questione morale, a seguito di indagini che vedono in alcuni casi coinvolti direttamente esponenti della sua giunta e della maggioranza di centrodestra, mentre in altri casi, come la recente indagine della Procura di Palermo sul re dell’eolico Vito Nicastri e gli agganci alla Regione, chiamano indirettamente in causa assessori, come è stato per Alberto Pierobon e Toto Cordaro nell’ultimo caso. Il presidente della Regione non fa nomi e non accenna a nessun passo indietro. Anzi rilancia, ricordando piuttosto la recente rotazione di cinque dirigenti generali. «Pretendiamo di più da dirigenti e funzionari – afferma – la ricreazione dopo 15 mesi è finita. Come avrete visto, recentemente abbiamo adottato qualche provvedimento più serio e duro. Tutti dobbiamo fare la nostra parte, la politica e i burocrati, non ci sono più protetti e protettori. Se ne trovo qualcuno che pensa di continuare a fare il malandrino di turno, lo allontanerò senza pensarci un attimo».

Il governatore quindi, ricordando che la Sicilia «è la regione più degredata d’Italia e tra le peggiori d’Europa da oltre vent’anni», aggiunge: «Per sistemare questa terra non ci vuole l’aspirina, ci vuole il bisturi, servono misure impopolari, bisogna dire qualche no e io ne ho detti tanti. Chi verrà dopo di me troverà una regione normale. È facile sparare fuochi d’artigficio, mettere vernice, facile fare altre duemila assunzioni clienterali e poi ci siamo ritrovati 45mila precari che lavorano nella pubblica amministrazione senza potere progettare il futuro. Quel periodo è finito per sempre, nella pubblica amministrazione si lavora per merito».

Redazione

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