Naked Musicians, musicisti nudi alla Villa Bellini. In concerto il 26 settembre per festeggiare i 20 anni di Lapis, nota rivista di eventi catanese. In realtà suonavano vestiti, quasi tutti indossando la t-shirt di “Improvvisatore Involontario” la “label” catanese che dà vita a questo e ad altri collettivi di musicisti improvvisatori. “I’m only a giezz man” c’è scritto sulla maglietta, pubblicizzata dal maestro Francesco Cusa, conductor dei sedici virtuosi sul palco. “Giezz men” sui generis, perché sul palco c’è di tutto: due batterie (Antonio Quinci e Andrea Sciacca), due chitarre elettriche (Marco Cappelli, Enrico Cassia), due bassi elettrici (Michele Caramazza e Luca Lo Bianco), una chitarra classica (Alessandro Salerno), una tastiera (Tommaso Vespo), due clarinetti (Raul Colosimo e Domenico Ammendola), un sassofono (Salvo Barbagallo), due vocalist (Biagio Guerrera e Marlane), un violino (Gaetano Messina), e persino un computer, dove Mauro Sodano condisce il tutto con musica generata al pc. A questo mix di “suoni” si aggiungono i rumori di Andrea Pennisi, uno dei fondatori di Lapis, suonatore di scodelle e scotch.
Nella bella cornice della Villa Bellini, collina nord, questo “consorzio di improvvisatori” sta su un palco di legno, dove un tempo sorgeva la splendida palazzina cinese, andata distrutta pochi anni fa in un incendio di origine dolosa, ma del quale non sono stati accertati i responsabili. E la Villa è al centro, un po’ seriamente e un po’ per scherzo, quando Francesco Cusa introduce la lunga session, 45 minuti in totale. “Questa si chiama composizione per la Villa Bellini“, dice al pubblico, e inizia a “suonare” i 16 strumentisti. Il conductor li guida nell’intensità e nel ritmo, ma non nel contenuto: il suono da produrre è una scelta autonoma. Il risultato è qualcosa di inudibile ma a tratti meraviglioso. Divisa in 3 “tranche” questa composizione improvvisata è stata caratterizzata da qualche problema tecnico, nemmeno così “piccolo”: la tastiera “muta” per buona parte della performance, mentre i musicisti non avevano un perfetto ritorno audio. Spesso i batteristi non riuscivano ad andare né a tempo né “in contro tempo”. I problemi tecnici sono stati paradossalmente ben graditi ai presenti, perché invece di far entrare in crisi gli improvvisatori hanno aumentato il divertimento. Se la rappresentazione costasse qualcosa (era totalmente gratuita) varrebbe “il costo del biglietto”.
A rotazione, il gruppo viene “guidato” da ogni strumentista, ma il momento clou della performance è stato quando Biagio Guerrera, voce, improvvisa un richiamo tipicamente da supermarket “la mamma della piccola Samantha è attesa all’ingresso di piazza Roma“. Grande la sorpresa nello scoprire che l’autore di questa piccola “follia” è anche il presidente dell’associazione musicale etnea. Nel finale Francesco Cusa “promuove” uno dei clarinettisti (Raul Colosimo) a vocalist, per una serie di “gorgheggi” in una cover di “I gotta feelin” dei Black Eyed Peas, condotta dalla voce realmente “black” di Marlane. Il coro della canzone è stato gentilmente offerto dal pubblico, non numeroso anche a causa del forte ritardo nell’inizio della performance, ma che a fine serata ha tributato un lungo applauso.
Quando si ripeterà l’esperimento? Voci, da confermare, parlano di un nuovo impegno alla scuola di musica Alan Lomax tra “non molto tempo”. Nel frattempo, Improvvisatore Involontario va avanti con tanti altri progetti come il “Marco Cappelli Surf Trio”. Musica surf, ritmi anni ’60 che in tarda serata hanno concluso la festa per il ventennale di Lapis. Tutti i progetti saranno a breve ben documentati sul sito internet. Una serata di musica “mai udita”, ma i presenti mi assicurano che è così ogni iniziativa di Improvvisatore Involontario con buona musica, e divertimento. Sia sul palco, che sotto.
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