«È tramontata l’ipotesi del museo egizio di Catania. Almeno fin tanto che vi sarà questa amministrazione». Inizia così un post pubblicato su Facebook qualche giorno fa, che è stato già condiviso centinaia di volte e ha raccolto commenti amareggiati e disillusi di molti cittadini catanesi e realtà locali. L’autore è Dario Stazzone. Italianista dell’Università di Catania e presidente della sezione etnea della società Dante Alighieri, che per le Comunali 2018 è stato candidato nella lista de I progressisti a sostegno di Enzo Bianco. «Non devo certo spiegarle io che cosa sia una fake news», risponde a MeridioNews Daniele Malfitana. L’ex presidente dell’Ibam Cnr che con uno staff di archeologi ed esperti, e insieme a UniCt, sta elaborando il progetto scientifico della sede catanese del Museo egizio. «Proprio oggi (ieri per chi legge, ndr) abbiamo fatto una riunione operativa sullo stato dell’arte – risponde al nostro giornale il direttore del Museo Paolo Di Caro – a cui hanno partecipato anche il sindaco facente funzioni Roberto Bonaccorsi e l’assessora alla Cultura Barbara Mirabella».
Per tutti gli attori coinvolti nella realizzazione del progetto – che nell’agosto del 2021 ha ricevuto altri 940mila euro da destinare ai lavori per rendere l’ex convento dei padri Crociferi una sede museale – quella pubblicata sui social è «una notizia priva di fondamento». Specie nella parte in cui Stazzone scrive che «la Soprintendenza di Torino ha constatato l’inadempienza della città e archiviato il progetto». Una dichiarazione forte che è stata smentita al nostro giornale dal direttore del Museo: «Non abbiamo ricevuto nessuna comunicazione né ufficiale né ufficiosa che possa fare pensare una cosa del genere. Stiamo andando avanti e, anzi, siamo già a buon punto sia dal punto di vista strutturale che scientifico». Stazzone, tuttavia, è sicuro del contrario: «Tutto quello che ho scritto – sostiene – mi è stato raccontato qualche giorno fa da alcuni funzionari dall’assessorato Cultura del Comune». Potrebbe essersi trattato di una sorta di telefono senza fili in cui qualche parola potrebbe essere stata riportata o interpretata male. O forse, più probabilmente, di informazioni non aggiornate.
La succursale del polo archeologico torinese avrebbe dovuto essere aperta ormai anni fa. L’inaugurazione, promessa alla presenza dell’allora (e di nuovo) ministro per i Beni e le Attività culturali Dario Franceschini, era fissata per il 2017. Ma c’era stato qualche problema nel processo di avvicinamento con i vertici del Museo egizio torinese. Erano i tempi – parliamo di quasi quattro anni fa – in cui a destare più di qualche sospetto era stata anche la visita in città dell’ambasciatore egiziano Hisham Mohamed Mustafà Badr. Di rinvio in rinvio, tra un difetto di comunicazione e una protesta, si era capito che a mancare era una idea complessiva del museo. Una questione oramai superata. «Stiamo lavorando a stretto contatto con il team del museo egizio di Torino – riferisce Malfitana – e dal punto di vista scientifico, espositivo e dei lavori strutturali nei locali siamo allo stadio finale». Ed è già completo anche l’elenco dei reperti (tra cui ci sarà anche una mummia) che dal capoluogo piemontese dovrebbero arrivare a Catania: a breve, il Comune li chiederà in prestito temporaneo.
Nel post pubblicato da Stazzone il tono, più che culturale, sembra essere politico. «Era tutto pronto. Poi l’interruzione dell’esperienza amministrativa Bianco e la fine di tutti i progetti museali catanesi. Ma ci rifaremo presto, con la prossima amministrazione di centro-sinistra», scrive il docente che al nostro giornale assicura di non avere nessuna intenzione di candidarsi. «Faccio il burocrate e non mi occupo di questioni politiche», sottolinea dal canto suo Di Caro, sconfessando la ricostruzione di Stazzone. «Non è come dice lui – conferma il vicesindaco Bonaccorsi, che ieri ha partecipato all’incontro – Non abbiamo la bacchetta magica ed è vero che abbiamo incontrato molti ostacoli ma adesso il progetto è in dirittura d’arrivo. Le condizioni che erano state richieste durante il sopralluogo (alla fine del 2019, ndr) dell’équipe del museo e della Soprintendenza torinese sono state soddisfatte».
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