Museo egizio, i soldi per l’ex convento adesso ci sono tutti Rup: «Ci vogliono anni per rendere gli ambienti quasi sterili»

Un passo avanti nell’iter per rendere l’ex convento dei padri Crociferi finalmente una sede museale. Con un provvedimento dirigenziale del Comune, del 13 agosto, è stata siglata l’ammissibilità del finanziamento da 940mila euro, all’interno del patto per lo Sviluppo della città di Catania, per l’allestimento e la gestione della sede catanese del Museo egizio. Una cifra che servirà per i lavori di completamento del palazzo barocco nel centro storico del capoluogo etneo che, per decenni fino al 2012, è stato la sede della Cisl. La succursale del polo archeologico torinese, avrebbe dovuto essere aperta ormai anni fa. L’inaugurazione, promessa alla presenza dell’allora (e di nuovo) ministro per i Beni e le Attività culturali Dario Franceschini, era fissata per il 2017. Di rinvio in rinvio, tra un difetto di comunicazione e una protesta, si arriva a oggi.

I soldi, adesso, dovrebbero esserci tutti. Quest’ultimo finanziamento, infatti, si aggiunge al primo di 2,5 milioni di euro della Protezione civile regionale del 2011 e a quello, arrivato circa tre anni dopo dalla Regione, da circa un milione. I nodi da fare al fazzoletto ora sono due: il 31 dicembre del 2021 è il termine ultimo per l’assunzione degli impegni vincolanti per l’aggiudicazione definitiva dei lavori; mentre è quella del 30 giugno del 2023 la data per la conclusione e la rendicontazione dell’intervento. A chi si chiede come mai ci vogliano così tanti anni per rendere una struttura idonea a ospitare un museo prova a rispondere il responsabile unico del procedimento, l’ingegnere Salvatore Marra. «Non ha aiutato non avere un finanziamento complessivo in un’unica soluzione – spiega il tecnico a MeridioNews – Poi la fondazione Museo egizio ci ha fornito delle indicazioni sugli accorgimenti strutturali necessari per ospitare i reperti che abbiamo seguito rigorosamente con la supervisione e i controlli delle Soprintendenza», sottolinea Marra. 

Le prescrizioni torinesi riguardano il condizionamento e l’illuminazione di tutti gli spazi interni, gli allestimenti, le vetrine, le modalità di esposizione dei reperti e altri dispositivi. La prima e la più importante delle prescrizioni della fondazione ha riguardato accorgimenti per garantire un ambiente «quasi sterile» all’interno del museo. «Per quanto riguarda l’impianto per il trattamento dell’aria e dell’umidità, abbiamo dovuto fare in modo – sottolinea il rup – che in tutti i locali del museo ci fosse una temperatura costante di 25 gradi (con variazioni di mezzo grado, ndr) con dispositivi e sensori che garantissero il monitoraggio in vari punti». 

Perfino alla base delle vetrine movibili che conterranno i reperti sono state installate delle apparecchiature per controllare che la temperatura e il livello di umidità rimangano costanti. «Al loro interno hanno un vero e proprio sistema di ricambio d’aria», afferma Marra. Altro impianto che ha richiesto particolari accorgimenti è quello antincendio realizzato a gas inerte, quello che non contiene ossigeno e spegne immediatamente il fuoco. Senza richiedere l’utilizzo dell’acqua che non sarebbe adatta tra mummie e reperti di papiro. «Proprio perché è un sistema che prima di entrare in funzione, in meno di un minuto, toglie l’ossigeno dagli ambienti – spiega Marra – Per questo abbiamo dovuto garantire che ci fossero anche dispositivi che permettano a tutte le persone di uscire nello stesso arco di tempo».

Questa che dovrebbe essere l’ultima tranche di finanziamento servirà a demolire e ricostruire quello che, una volta, era il garage all’interno del cortile del convento. «Una parte del fabbricato realizzata tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70 – dice l’ingegnere – che è in condizioni statiche molto precarie. Quello spazio verrà utilizzato come sala conferenze da 200 posti e anche come deposito non solo del Museo egizio ma anche del Museo della città (che verrà realizzato al secondo piano, ndr) e del Museo del Mediterraneo (che occuperà la parte destra dell’edificio, ndr)», conclude Marra. Gli altri lavori da portare a termine con i fondi del finanziamento dal 940mila ero sono la scala antincendio per accedere al secondo piano – compresi gli ascensori – e la demolizione e sistemazione di una piattaforma, che si trova accanto all’ingresso, che verrà utilizzata come base per installare la seconda scala di sicurezza del secondo piano. 

Marta Silvestre

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