Mercoledì 2 settembre, alle 12.18 italiane, è stato lanciato il quarto satellite Muos dalla base di Cape Canaveral, in Florida. Il terzo razzo era stato inviato in orbita a gennaio, quando la situazione nei dintorni della base di Niscemi, dove era in corso la costruzione dell’impianto satellitare statunitense, era totalmente diversa. Dal primo aprile, infatti, il cantiere è sotto sequestro su ordine della procura di Caltagirone. «Tutti i lavori sono sospesi. L’attività all’interno dell’infrastruttura su Niscemi è semplicemente mantenuta nello stato dell’arte». A parlare è Vincenzo Sicuso, comandante della base dell’Aeronautica militare di Sigonella, nominato custode giudiziale.
«In questo momento chiunque debba accedere al Muos deve farlo in mia presenza o di un mio sostituto e comunque di una mia autorizzazione», spiega Sicuso. Al momento «la giustizia italiana sta prendendo le proprie decisioni, sta analizzando ancora una volta ogni singola sfaccettatura del caso». Il reato ipotizzato è quello indicato dal Tar di Palermo, che a febbraio ha dichiarato abusivi i lavori per la realizzazione dell’impianto. «La magistratura sta valutando dal punto di vista strutturale in questo momento. Sull’essere lecito o no la costruzione edificata», prosegue il comandante. A mancare, secondo il procuratore di Caltagirone Giuseppe Verzera, sarebbero le necessarie autorizzazioni paesaggistiche. Alla misura del sequestro, poco dopo, si è aggiunta la denuncia presentata dall’associazione antimafie Rita Atria che ha documentato la prosecuzione dei lavori nel cantiere.
Nonostante il sequestro, l’attenzione attorno all’impianto in provincia di Caltanissetta non è calata. Pochi giorni fa una sentenza del Consiglio di giustizia amministrativa ha disposto nuovi accertamenti sull’impianto. I rilievi dovranno essere condotti da «due scienziati di chiara fama», nominati dal presidente del Consiglio nazionale delle ricerche e dal presidente del Consiglio universitario nazionale e tre ministri governativi. Una sentenza che ha lasciato perplessi i legali del del coordinamento regionale dei comitati No Muos. Inoltre a luglio per qualche giorno è circolata la notizia secondo la quale il governo Usa avrebbe deciso di spostare le parabole a Haouaria, in Tunisia. Un’informazione che aveva scatenato il sollievo dei movimenti che si oppongono alla costruzione nella base di Niscemi, ma respinta da entrambi i governi, sia quello statunitense che quello tunisino.
Quello che in questo periodo è stato permesso, riferisce Vincenzo Sicuso, è «la manutenzione per evitare che tutto quello che è stato edificato possa rovinarsi». Nella base nissena viene mantenuto «uno stato di non attività, ma di salvaguardia delle infrastrutture e delle apparecchiature. In attesa che la magistratura completi il proprio corso e possa dare un esito. E poi – conclude – ci si allineerà a quell’esito».
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