Muos, controlli della polizia ai residenti di Niscemi Attivista: «La mia corsa per seminare un defender»

Un’auto e un defender dell’esercito. Una corsa nella notte, con la prima che semina il mezzo militare. Non si tratta di una rivisitazione della saga Fast and Furious, ma soltanto di una normale – si fa per dire – notte a Niscemi. Protagonisti, un attivista No Muos e una camionetta in servizio nell’ambito dell’operazione Strade sicure, che ha nella base americana di contrada Ulmo uno dei siti sensibili da monitorare. Le misure di controllo, previste dal governo sull’intero territorio nazionale, sono aumentate negli scorsi mesi via via che l’iter giudiziario – la parte legata alle autorizzazioni amministrative, sulle quali si è espresso nelle scorse settimane il Cga – faceva passi avanti.

A raccontare l’episodio è stato, ieri, lo stesso attivista su Facebook. «Questa sera vi delizierò con un abuso – si legge nel post -. Sono andato a vedere le antenne Muos in compagnia di altri attivisti. Con noi anche un bimbo di sei mesi. Ora, se accade che ti trovi nella zona della base Ulmo di Niscemi, è naturale che tu venga fermato e identificato da una delle decine di macchine di polizia, carabinieri, finanza o esercito che controllano la zona. La scorsa volta ci tennero 45 minuti in attesa che venisse la polizia, facendoci perdere un autobus e costringendoci a rincorrerlo fino a Caltagirone». 

Ai controlli, stavolta, è seguito un confronto con uno dei soldati, che avrebbe detto: «Qui non ci potete venire, è una zona particolare». Per poi aggiungere «lei qui non ci può stare, non posso farla passare». A questo punto, l’attivista racconta di aver chiamato il proprio avvocato. «Mi spiega che non è possibile interdire il traffico senza un provvedimento – continua il post -. “Esiste un provvedimento che vieta il passaggio?”, chiedo al soldato. “Ehm, certo, sì, così mi hanno detto”, balbetta lui. Poi si fa più sicuro: “Se lei vuole passare devo chiamare la polizia“». La disputa va avanti fino all’arrivo di un superiore che, dopo aver acconsentito al passaggio dell’attivista, lo avvisa. «Mi dicono che può passare. Ma se lei ha intenzione di passare la notte qui ho ordine di seguirla in ogni spostamento».

Il confronto va avanti fino al momento clou, con il lancio della sfida. «“Sarà una lunga notte”, rispondo ripartendo a tutta velocità. Il resto – aggiunge l’attivista – è un’avvincente storia da raccontare ai nipoti di come questa notte ho seminato un defender dell’esercito italiano grazie alla conoscenza del territorio». Ma a fine post, la scena da film lascia spazio a una considerazione e all’invito a disobbedire. «Nessuno vi può vietare di transitare per le strade di contrada Ulmo. Per ribadire il vostro diritto alla libera circolazione dovreste farlo ogni sera – conclude – per riprendervi le nostre strade e strapparle ai divieti e ai provvedimenti inventati da poliziotti e militari».

Simone Olivelli

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