Condanna all’ergastolo. È questa la richiesta avanzata dal procuratore aggiunto di Siracusa, Fabio Scavone, per Christian Leonardi. L’uomo accusato dell’omicidio della moglie Eligia Ardita, l’infermiera siracusana di 35 anni (e incinta all’ottavo mese di gravidanza) avvenuto il 19 gennaio del 2015 nella loro casa di via Calatabiano, nel quartiere Santa Panagia di Siracusa. Leonardi non era presente oggi. «Da lui ci si può aspettare di tutto», dice Agatino Ardita, il padre di Eligia, che oggi invece era in aula e che si dice «relativamente soddisfatto della richiesta del pubblico ministero. Avrei preferito che fosse riconosciuto il duplice omicidio e, per questo, mi batterò fino alla fine».
Insieme a Eligia, infatti, quella sera muore anche Giulia, la bambina che portava in grembo e che sarebbe dovuta nascere il mese successivo. «C’è stato il tentativo di farla nascere – ricorda il signor Agatino – però era già morta. Non si può parlare di feto perché la bambina ha un nome e quando l’hanno tirata fuori dal grembo di mia figlia pesava quasi tre chili». Di Giulia c’è un certificato di nascita con la stessa data di quello di morte. «È anche stata battezzata la bambina e poi l’abbiamo seppellita nella stessa bara di Eligia. Adesso – lamenta Agatino – non la si può fare passare come un feto, perché mia nipote era già una persona a tutti gli effetti».
A parlare oggi in aula, oltre al pubblico ministero, sono stati quattro avvocati che rappresentano la parte civile e anche un’associazione che si occupa di violenza contro le donne. «L’assenza di Christian – commenta l’avvocato Francesco Villardita, legale della famiglia Ardita – mi è sembrata molto strana perché è stato presente praticamente a tutte le udienze. La richiesta avanzata dal pm – aggiunge – ci sembra in linea con l’andamento dell’istruttoria dibattimentale». Il 24 ottobre, ci sarà la discussione delle parti civili principali del processo e cioè dei difensori che rappresentano i parenti più stretti di Eligia.
Christian viene arrestato otto mesi dopo il giorno del delitto, in seguito al sopralluogo dei carabinieri del Ris di Messina che, muniti di reagenti chimici, luminol e altri strumenti, analizzano l’appartamento in cui viveva la coppia. L’elemento determinante per smentire la tesi dell’incidente sono le tracce biologiche che lasciano ipotizzare una colluttazione e i segni di trascinamento. Inizialmente, invece, la vicenda era saltata alla cronaca come un caso di malasanità e i magistrati avevano ipotizzato i reati di procurato aborto e lesioni colpose per il ginecologo che aveva avuto in cura la donna e per i tre operatori del 118 intervenuti per soccorrerla. È poi l’esito dell’esame autoptico a rivelare un elemento mai emerso prima: Eligia aveva delle lesioni alla testa. La notte del 29 settembre del 2015 è Pierpaolo Leonardi ad accogliere la confessione del fratello. Salvo poi ritrattare con una memoria di dieci pagine in cui l’ex guardia giurata accusa il familiare e il legale di allora di averlo indotto a confessare.
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