Dopo un lungo e accurato lavoro di restauro, è tornata all’originale splendore la statua della Madonna delle Grazie, custodita nel santuario di Mompileri, a Mascalucia, e da tutti conosciuta come Madonna della Sciara. La stessa che il 12 marzo del 1669 venne inghiottita dalla lava e che poi fu ritrovata nel 1704 a decine di metri sottoterra e protetta dal fuoco dell’Etna da una bolla d’aria. A distanza di secoli questo simulacro, capolavoro d’arte che gli studiosi di settore attribuiscono alla bottega di Antonello Gagini, è stato restituito ai fedeli. Partecipazione in massa al solenne evento, alle porte della settimana santa e a cui non è voluto mancare l’arcivescovo di Catania Luigi Renna.
«È un invito alla rinascita – ha dichiarato Renna -, perché la Madonna di Mompilieri nella sua rappresentazione ha un elemento che richiama la passione: il bambino ha in mano un cardellino che, secondo una leggenda, rinvia proprio al mistero della Passione, al Cristo che con il suo sangue versato per noi ha dato la salvezza a tutta l’umanità. Questa rappresentazione delle Vergine, madre di grazia, in questo momento ci invita a vivere la settimana santa come un tempo di rinnovamento totale della nostra vita. Abbiamo bisogno di questo rinnovamento in tutto il mondo per le condizioni di guerra a noi vicine. Ne abbiamo bisogno nella società civile, fortemente segnata da tante situazioni che, ancora una volta, umiliano la nostra umanità».
Ai presenti il capo della chiesa catanese ha ricordato, nel breve momento di preghiera che ha presieduto, di pregare e invocare Maria così come papa Francesco ha chiesto: madre della misericordia, madre della speranza e aiuto dei migranti. Invito accolto dal rettore del santuario di Mompilieri, padre Alfio Privitera. Soddisfatto per il lavoro di restauro effettuato, che ha restituito giustizia alla storia artistica dell’opera, ha evidenziato come davanti a tanto orrore che proviene dagli scenari di guerra, lo sguardo della Madonna della Sciara vuole restituire bellezza e fiducia nel futuro, confidando in Dio. «È stato effettuato un intervento di ripulitura, restauro conservativo e riqualificazione – ha detto Privitera – di un manufatto che ha subito il crollo di una parete e la lava che ha ricoperto tutto». E ha aggiunto: «Quando questa statua è stata ritrovata, dopo 35 anni, era danneggiata in alcuni punti. Della brava gente di allora, che curò il recupero, preferì ridipingerla ma facendole perdere le sembianze originali».
«Per circa 300 anni siamo stati abituati a vedere la Madonna della Sciara con delle sovrapposizioni di colore», ha commentato il parroco. «Tolti questi strati, secondo la Sovrintendenza, quest’opera può essere ricondotta al più grande scultore cinquecentesco che opera in Sicilia, Antonello Gagini. Un Questo intervento di recupero è stato effettuato perché era un debito nei confronti della storia. Oggi esistono delle tecniche di restauro che non sono quelle di oltre tre secoli fa. Abbiamo gli strumenti per dire la verità e sfatare alcuni messaggi – conclude Privitera -. Le fratture assumono una valenza forte: la nostra vita piena di sconfitte, di cadute ma anche di rinascita e di possibilità per rialzarci. A testimonianza che anche Maria condivide le nostre esperienze».
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