«Quelli non sono tifosi, mi sono vergognato». Netta la presa di posizione del presidente del Palermo, Dario Mirri, in merito alla rissa tra sostenitori rosanero scoppiata ieri durante l’intervallo nel settore ospiti dello stadio Lopresti di Palmi. L’imprenditore palermitano ha definito le scene di ieri «poco edificanti» in occasione dell’evento Comunicare lo sport. Il calcio e la sua Nazionale che si è tenuto oggi alla sede dell’Ordine dei giornalisti. Seminario dedicato al rapporto tra la comunicazione e la Figc e durante il quale, a proposito di azzurri, sono intervenuti gli ex attaccanti Paolo Rossi e Gianluca Vialli, neo-capo delegazione della Nazionale. Mirri, che ha illustrato il programma del gruppo Hera Hora agli esponenti federali, si è soffermato anche sui disordini di ieri in Calabria.
«Sono andato dal presidente e dal direttore della Palmese e mi sono scusato. Quei tifosi, che per me non sono tifosi e definirli tali è anche troppo, avevano i nostri colori ma non avevano nulla di quello che ci riguarda. Il Palermo – ha aggiunto riferendosi alla volontà di responsabilizzare la tifoseria, finita oltretutto nel mirino dell’Osservatorio recentemente per la condotta di alcuni supporters in occasione di due trasferte – ha chiesto alle autorità competenti di eliminare le barriere di divisione allo stadio. Abbiamo contattato il questore che si sta attivando seguendo determinate procedure. L’eliminazione di queste barriere, obiettivo che riguarda la città, sarebbe un orgoglio per me e anche per gli altri partecipanti. Abbiamo l’esigenza, attraverso dei punti cardine che ritengo fondamentali come il controllo, la trasparenza e l’appartenenza, che siamo ben altro rispetto a quello che si è visto ieri».
Tra le idee del presidente, che ha sfruttato il contesto per raccontare anche alcuni aneddoti in chiave azzurra («Ero a Berlino in occasione della finale del Mondiale nel 2006 e mi hanno inquadrato con la maglia del Palermo. Ho ricevuto tantissimi messaggi»), c’è anche quella relativa alla realizzazione nel tessuto cittadino di una polisportiva. Con un unico tratto distintivo, il marchio Palermo: «Vorrei che i vari sport fossero collegati tra di loro attraverso degli elementi di base come il nome e i colori proprio per identificarli con la città di Palermo. Calcio femminile? È un settore in cui, a mio avviso, con degli investimenti contenuti potranno esserci importanti opportunità di crescita. Le nostre ragazze sono in C, una categoria avanti rispetto alla squadra maschile, e ieri (contro Dream Team Napoli, ndr) hanno vinto 6-1».
Nel corso dell’evento, inoltre, il segretario del settore giovanile e scolastico, Vito Di Gioia, ha aperto una finestra sul Progetto Rete promosso dalla Figc. Un’anticipazione (che Mirri ha sposato in pieno sottolineando che «a differenza di altri presidenti io opto per una squadra di italiani e non italiani. Palermo sarà sempre terra di accoglienza») della puntata clou andata in onda nel pomeriggio a Villa Niscemi. Era presente, in questo caso, anche il presidente federale, Gabriele Gravina: «Palermo è il cuore pulsante di questo splendido progetto che stiamo portando avanti dal 2015. Questa sesta edizione è all’insegna dei grandi numeri (2 mila le persone coinvolte, ndr) e del grande dinamismo di questa governance federale». Sulla stessa lunghezza d’onda il sindaco Leoluca Orlando: «Credo che l’espressione rete sia un risultato ma anche un metodo. Io sono per l’abolizione della parola migranti perché siamo tutti esseri umani e la Figc lo ha voluto dimostrare attraverso questo progetto». Che è rivolto ai ragazzi inseriti nel Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR) e che ha l’obiettivo, in particolare, di promuovere il calcio come strumento idoneo a favorire l’eliminazione di barriere socioculturali.
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