Education and entrainment, ovvero educare divertendo. È questa la filosofia che dal 2006 anima la Minirobot, gara di robotica made in Catania che quest’anno, per la dodicesima edizione, vedrà competere diciannove squadre provenienti da dodici scuole superiori di tutta la Sicilia. Sono più di 300 gli studenti che da Palermo, Trapani, Gela, Giarre, Riposto, Bronte, Caltagirone e Catania si riuniranno venerdì 26 maggio al dipartimento di Ingegneria elettrica Elettronica e Informatica dell’università di Catania, promotore della competizione in collaborazione con l’Autonomous and robotic systems association (Aura).
«Questa iniziativa è pensata per coinvolgere le scuole dell’isola verso il mondo della Robotica e viene organizzata a livello locale come momento di avvicinamento degli istituti scolastici all’università» – spiega Giovanni Muscato, presidente del corso di laurea magistrale in Automation engineering and control of complex systems. C’è molto lavoro dietro, tra formazione dei tutor e lezioni extrascolastiche in cui gli studenti, provenienti prevalentemente da Licei scientifici o Istituti tecnici, si cimentano guidati dai docenti nella costruzione del robot, fatto con pezzi Lego, che durante la competizione dovrà raccogliere da un campo coltivato pomodori e granturco, scartando i frutti non maturi. «Da anni ormai la Lego fornisce dei kit che permettono di costruire un robot – chiarisce il docente – agevolando gli aspetti più difficili come la costruzione meccanica ed elettronica e lasciando ai ragazzi la possibilità di sperimentare dal punto di vista di strategia e programmazione».
Tra loro tanti appassionati di Robotica, come i campioni delle scorse edizioni che oggi, racconta il professore, studiano Ingegneria o frequentano il dottorato di ricerca. «Ormai abbiamo una lunga tradizione che dimostra il valore creativo che sta dietro questa iniziativa, che stimola i ragazzi con la competizione ma che nello stesso tempo li spinge a lavorare e concentrarsi sempre di più su qualcosa che domani potrebbe diventare la loro professione». Non tutti sono considerati cervelloni, anzi. «L’esperienza dei docenti insegna che molti dei ragazzi che in classe sono più svogliati e difficili da coinvolgere, al momento di mettersi all’opera per costruire oggetti che nascono dalle loro idee e farli gareggiare sono in prima linea, e magari poi si mettono a studiare perché nasce in loro la curiosità di capire come avvengono certi meccanismi», conclude Muscato.
Diversi gli obiettivi che il robot deve raggiungere di volta in volta. Quest’anno il tema riprende il lavoro degli agricoltori. «C’è un forte interesse verso la Robotica per l’agricoltura – sottolinea il professore – in particolare per quella di precisione. In Italia abbiamo costi di manodopera elevati che non ci rendono competitivi con paesi come il Nord Africa e l’Asia, dove il costo è più basso». Per il professore è necessario dunque automatizzare i meccanismi per abbattere i costi e aumentare qualità e sicurezza. «C’è interesse soprattutto per alcune operazioni, come la raccolta, l’irrigazione, l’ispezione nel mondo agricolo, la potatura e la rimozione di veleni», spiega infine.
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