Un periodo d’attesa e speranze che si è concluso pochi giorni fa, con il reintegro ufficiale a lavoro. Un nuovo inizio che comunque non significa vera e propria stabilità, ma questo è solo l’ultimo dei tanti paradossi che si intrecciano nella vicenda dei sette precari del Comune di Milo. Gli unici, fra i circa ventimila lavoratori a tempo determinato del pubblico impiego, cui nel 2013 non venne rinnovato il contratto di lavoro dall’allora amministrazione comunale del sindaco Giuseppe Messina. Scelta che era stata motivata da ragioni di bilancio – e non solo – ma che gli stessi ex articolisti hanno contestato fin da subito. Anche perché i soldi per gli stipendi – gli otto costano circa 129mila euro l’anno – la Regione li aveva stanziati, rimarcando anche che nulla avrebbe potuto ostacolare, economicamente e non, la proroga dei contratti.
La conferma non arrivò, mentre la battaglia dei precari si trascinava fino alle Amministrative del 2015, ritrovando nuova linfa con l’insediarsi dell’attuale primo cittadino del piccolo Comune etneo, Alfio Cosentino. Da allora è partita una costante opera di pressing politico con vista su Palermo: serviva un intervento legislativo dall’alto per sbloccare l‘impasse. Perché ricollegare un filo che era stato interrotto, davanti a contratti che sono sempre a termine e che senza il rinnovo finiscono per esaurirsi, ha richiesto più di un’acrobazia giuridica.
Alla fine, la quadra è arrivata grazie a un emendamento ad hocinserito a maggio nella Finanziaria regionale e firmato da deputati di ben cinque partiti: Marco Falcone (FI), Concetta Raia (Pd), Angela Foti (M5s), Salvo Giuffrida (centristi) e Vincenzo Vinciullo (Ap). La legge da forma alla cosiddetta «continuità giuridica» che consente di recuperare il rapporto di lavoro fra Comune e precari come se niente fosse accaduto, senza però che vengano avanzate pretese economiche sul periodo che i ritrovati dipendenti hanno trascorso da inoccupati.
«Siamo orgogliosi di aver raggiunto un risultato che restituisce dignità a questi lavoratori – commenta il sindaco Cosentino – Si tratta di ragazzi indispensabili per il buon funzionamento della macchina amministrativa». I precari, infatti, sono già tornati a fare i giardinieri, gli operai e gli impiegati negli uffici, ovvero le mansioni di sempre. «Siamo felicissimi – dice uno di loro, Eugenio Russo – non ci credevamo più e, invece, la politica ha saputo trovare sinergia per raggiungere l’obiettivo». Il paradosso rimane intatto: si ricreano posti di lavoro e si stanziano risorse per lavoratori che restano precari e dunque, in teoria, già dall’anno prossimo quando scadrà l’ultima proroga regionale per il precariato, di nuovo in discussione.
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