Milazzo, chiesta assoluzione per vertici della Raffineria Difficile stabilire una connessione tra morti e amianto

Chiesta l’assoluzione dei 17 imputati coinvolti nell’inchiesta giudiziaria sull’esposizione all’amianto dei dipendenti della raffineria di Milazzo. Un’indagine nata dopo che 64 lavoratori, che nel tempo sono stati impegnati nelle imprese dell’indotto a essa collegate, hanno presentato un esposto alla procura. L’accusa, rappresentata in aula dal pubblico ministero Alessandro Liprino, ha chiesto l’assoluzione per non avere commesso il fatto anche per la società Raffineria di Milazzo che, come persona giuridica, era stata rinviata a giudizio. 

A decidere sarà il giudice monocratico del tribunale di Barcellona Antonino Orifici. Alla sbarra, accusati di omicidio colposo e di omissione colposa di cautele per evitare l’esposizione all’amianto, ci sono i vertici della raffineria rimasti in carica fino al 2012. Direttori generali e rappresentanti legali dell’impianto che fino all’autunno 2012 hanno diretto l’industria petrolchimica in cui sono deceduti sette lavoratori presumibilmente proprio per l’ esposizione all’amianto. Ma questi fatti, secondo l’accusa, non possono essere dimostrati nel processo in quanto non è possibile stabilire il nesso di causalità tra la morte dei dipendenti e la loro esposizione per anni all’amianto. 

Le persone decedute – tra il 2006 e il 2013 – avevano lavorato nel corso degli ultimi 30 anni all’interno della raffineria. Tra gli imputati ci sono 13 ex direttori generali e legali rappresentanti che si sono avvicendati nello stabilimento. Si tratta di Franco Terrosi, ai vertici della raffineria tra il 1984 e il 1987; Napoleone Majuri, che è stato direttore dal 1982; Mario Del Tredici, responsabile per la sicurezza nello stesso anno; Vincenzo Russo, direttore dal 1985 al 1987; Francesco Zofrea, che è stato legale rappresentante della Raffineria dal 1988 al 1993. Tra gli imputati ci sono anche l’ex direttore – tra il 1992 e il 1993 – Salvatore Calatabiano e Marcello Rubino, direttore nel biennio successivo. E poi ancora Diego La Scala, responsabile per la sicurezza tra il 1995 e il 1996; Angelo Ferrari, legale rappresentante dal 1995 al 1996; il responsabile per la sicurezza nel 1996 Antonio Bucarelli; Cristiano Raminella, legale rappresentante dal 2000 al 2003. Il processo riguarda anche Franco Scorretti, legale rappresentante dal 2003 al 2006; Alessandro Gilotti, legale rappresentante 2006 a 2010; il direttore della Raffineria tra 2004 e 2005 Pasquale Palumbo; i suoi successori Renato Monelli e Lino Gamba; e infine Daniela Trio, titolare tra il 2004 e il 2010 di un’impresa che ha gestito in subappalto i lavori all’interno della raffineria. 

Per quanto riguarda invece le vittime si tratta di dipendenti impiegati alla stazione laminatrice, ai tubo-alternatori, alla saldatura e in altri settori come la linea di vapore e la pulitura. Questi i loro nomi: Salvatore Currò, morto nel 2007; Francesco Di Maio, morto nel 2006; Giuseppe Pollicino, morto nel 2008; Salvatore Saporita, morto nel 2006; Salvatore Scolaro, morto nel 2012; Nunziato Sottile, morto nel 2013; e infine Aldo Colosi, morto nel 2010.

Simona Arena

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