Migranti, verso una legge regionale sull’accoglienza Sicilia in ritardo, deputati al tavolo con l’Isola che c’è

Una legge regionale per l’accoglienza. Urgente, forse poco popolare in questa fase, ma assolutamente necessaria. In Sicilia, insieme al Molise l’unica Regione rimasta paradossalmente senza una propria normativa in materia, a farsi promotore di questa istanza è l’associazione L’Isola che c’è, rete di una cinquantina di realtà impegnate nella quotidianità a migliorare la Sicilia dal basso. E che mira, senza fini elettorali, a sollecitare la politica su temi importanti. 

Così nei giorni scorsi quattro deputati e diversi esponenti della società civile hanno risposto all’appello partecipando a un incontro tematico a Palermo – il primo di una serie di incontri su temi diversi che si terranno in diverse città dell’isola – con le modalità di un workshop «con lo scopo di costruire le basi per una legge sull’accoglienza». Tentativo già provato nelle passate legislature ma abortito a causa della mancanza di convergenze politiche sufficienti all’Assemblea regionale siciliana. Hanno partecipato tre parlamentari dei Cinque stelle, Gianina Ciancio, Nunzio Di Paola e Roberta Schillaci, insieme al capogruppo del Pd Giuseppe Lupo.

I deputati si sono confrontati con il professore Fulvio Vassallo, il mediatore culturale Maamri Hassan, Fausto Melluso di Arci Sicilia, la sindacalista Cgil Mimma Arguri, Santa Sicali della Croce Rossa Italiana, e con Sergio Lima di Cento Passi per la Sicilia. Primo passo: individuare il quadro giuridico all’interno del quale si dovrebbe collocare una legge regionale sull’accoglienza, evitando il rischio di conflitti di competenze con lo Stato. Due i casi maggiormente citati: la legge della Regione Puglia, almeno la parte che non ha trovato difficoltà a livello costituzionale proprio nei rapporti con Roma, e quella della Regione Toscana.

«Una legge, anzitutto, deve prevedere un Osservatorio Regionale sulle Migrazioni – spiega il professore Vassallo – che si occupi principalmente di lavoro, salute, istruzione, discriminazioni. In aggiunta al nodo finanziario, che determina l’efficacia della legge stessa, l’altro nodo che il disegno di legge deve affrontare è il percorso di consultazione per la sua elaborazione. La legge regionale, toccando i temi dell’avvio al lavoro, della salute, dei mediatori culturali (è necessario peraltro istituire l’albo regionale di questi), dovrà fare i conti con le sentenze della Corte Costituzionale in tema di Decreto Sicurezza».

Si ricordano i modelli locali virtuosi – il caso di Augusta per i minori non accompagnati, e di Sutera – da cui prendere esempio. «Un altro tema importante – ricorda Fausto Melluso, di Arci Sicilia – è quello degli standard dell’accoglienza, attualmente fortemente discriminatori».

I deputati ascoltano e prendono nota. «La nostra materia – precisa la grillina Schillaci – non può essere l’immigrazione (di rilievo meramente nazionale) ma l’accoglienza. Interveniamo quindi negli ambiti in cui le associazioni e gli operatori sul territorio possono dare un importante contributo. Nel quadro legislativo, dobbiamo rifarci al decreto Minniti-Orlando ed al recente Decreto Sicurezza, ma l’art. 10 della Costituzione ci offre margini di manovra. Il clima politico contemporaneo non aiuta. Bisognerebbe lavorare a partire dal principio di coesione sociale e integrazione sociale. Lo sport è certamente uno degli strumenti principe». 

Secondo il dem Lupo, «il ruolo dei mediatori culturali è cruciale, a partire dalla sanità. Basta pensare ad esempio alle donne partorienti ed a quante difficoltà incontrano. Il ruolo fondamentale giocato dallo sport va altrettanto valutato. Il ddl sul diritto allo studio già affrontato in Ars va raccordato con quanto si sta discutendo qui. Quel ddl corre il rischio di applicarsi e andar bene soltanto ai cittadini italiani e non agli immigrati. Va maturata quindi una visione di insieme, non semplice al momento visto il contesto politico e culturale attuale».

Per Lima, di Cento Passi per la Sicilia che esprime all’Ars Claudio Fava, «la legge regionale serve ma da sola non basta. Le norme discusse fino al 2013 sono ormai superate. Prendiamo allora il punto più avanzato (29/2009 Regione Toscana), recentemente integrata. Consideriamo anche l’esperienza maturata dalla Regione Puglia. È possibile trovare una base comune su questo testo? Su questa base, ciascuno può integrare e articolare e discutere anche in Ars. Altri deputati potrebbero essere disponibili a lavorare su questa norma, così da far uscire la Sicilia dalla situazione in cui si trova: ha il maggior flusso in entrata, ma non una legge. Integriamo con una norma sul capolarato, ad esempio. Partiamo da un ddl e poi via via aggreghiamo e aggiungiamo ulteriori pezzi ed elementi». Posizioni che adesso dovranno trovare spazio nel congelato dibattito all’Ars.

Salvo Catalano

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