«Ai bambini abbiamo detto che la loro mamma stava dormendo, ma poi hanno capito». Sono rimasti soli fratellino e sorellina, lei più grande, nove anni, lui di sei. Sopravvissuti alla calca umana che cercava di mettersi in salvo dopo che il gommone su cui viaggiavano si è spezzato in due. Vivi grazie al sacrificio della loro madre: una donna maliana di 30 anni che invece non ce l’ha fatta. È morta schiacciata dal resto dei migranti che, riferisce la polizia di Ragusa, «si sono improvvisamente spostati tutti su una parte del gommone». La mamma ha fatto da scudo finché non è riuscita più a respirare, sarebbe morta per costrizione.
L’ultima storia di dolore arriva dal molo di Pozzallo, dove nelle ultime ore è approdata la nave Vos Hestia, di Save the children. Il mezzo della Ong ha soccorso 299 migranti, tra cui i due piccoli. L’unica a non farcela è stata la loro mamma. «Quando si è accasciata – avrebbero raccontato alcuni migranti – pensavamo fosse svenuta. Poi ci siamo accorti che era morta e lo scafista voleva farci gettare il corpo in mare, ma ci siamo rifiutati» Alcuni hanno provato a rassicurare i bambini, a raccontargli una verità diversa. Ma loro avevano già capito. Fratello e sorella sono stati trasferiti in una struttura protetta, mentre la Questura di Ragusa ha attivato le ricerche di eventuali familiari della vittima, e in particolare di un fratello della donna che sarebbe da anni in Italia.
A bordo della nave di Save the Children – oltre agli operatori sanitari, i mediatori culturali e coloro che garantiscono tutte le altre operazioni – ci sono pure esperti professionisti dell’infanzia. È toccato a loro il compito di prendersi cura dei due bambini nelle ore che hanno preceduto lo sbarco a Pozzallo. «Li hanno ascoltati, hanno provato a farli distrarre – racconta Giovanna di Benedetto, portavoce della Ong – i bambini hanno interagito, in qualche modo hanno reagito. Adesso si trovano in una comunità protetta, diversa dalle normali strutture per minori non accompagnati».
Per questo sbarco la polizia di Ragusa ha fermato un presunto scafista: si tratta di un cittadino del Gambia. Se i primi racconti dei sopravvissuti saranno confermati, a scatenare il panico tra i migranti sarebbe stata la rottura del gommone su cui viaggiavano. Nell’ultimo anno questo tipo di mezzo ha sostituito in gran parte le altre imbarcazioni. Sono considerati gommoni usa e getta, prodotti in Cina. Secondo alcune fonti giudiziarie, le procure di Catania e Palermo avrebbero aperto un fascicolo per cercare di risalire ai canali di vendita attraverso i quali i trafficanti africani si riforniscono di questi mezzi.
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