Migranti, Minniti difende la guardia costiera libica «La loro presenza combatte la paura degli italiani»

Sicurezza e controllo. Non solo per gestire la paura degli italiani, ma anche per assicurare condizioni di vita migliori ai migranti. La politica del ministro degli Interni, Marco Minniti, continuerà sulle due principali direttrici attorno alle quali si sono sviluppate le azioni del governo Gentiloni in questa prima metà del 2017. A confermarlo è stato oggi lo stesso capo del Viminale, nel corso di una conferenza stampa tenutasi a margine del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica: «Di fronte a un sentimento di paura, il mio approccio è quello di stare vicino a chi lo avverte per aiutarlo a liberarsene, sapendo che c’è chi invece vorrebbe inchiodarlo alle sue paure».

Minniti ha parlato in uno dei momenti più particolari della storia recente dei flussi migratori provenienti dall’Africa. Con le ultime settimane nelle quali il dibattito è stato incentrato sul ruolo delle organizzazioni non governative attive nel Mediterraneo. Una questione che, iniziata nei mesi scorsi con i sospetti avanzati dalla procura di Catania sulla presunta poca trasparenza che caratterizzerebbe i soccorsi, ha portato il mese scorso alla redazione del codice di condotta – voluto dal Viminale e non sottoscritto da tutti, tra cui Medici senza frontiere – e a pochi giorni di distanza al sequestro della nave Iuventa della tedesca Juggen Retted, accusata di avere favorito l’immigrazione clandestina seppure per motivi umanitari e non economici. «Resti chiaro che l’Italia non si ritira dal salvataggio in mare e che i diritti umani di chi viene riportato in Libia sono un mio assillo personale», ha detto Minniti.

Il riferimento del ministro va alle attività che da mesi vedono protagonista la guardia costiera di Tripoli, che da febbraio usufruisce di mezzi e risorse donati dal governo italiano per potenziare la propria capacità di controllo del mare. L’autorità che riconosce il governo di Fayez al-Serraj, dopo essersi resa protagonista di interventi che hanno attirato le critiche delle associazioni umanitarie, negli ultimi giorni ha fatto sapere di avere istituito una zona Sar otto volte più estesa rispetto alle 12 miglia delle acque territoriali. Annuncio che è stato accompagnato da chiari avvertimenti per chi valicherà il limite e che ha portato diverse Ong ad annunciare la sospensione dei soccorsi per gli eccessivi rischi per gli equipaggi

«In Libia comincia a muoversi qualcosa – ha commentato Minniti -. Era fondamentale che, pur in un quadro di instabilità, producesse un doppio movimento, il primo nel controllo delle sue acque territoriali, il secondo nel controllo del confine Sud dal quale oggi passano i migranti ma domani potranno passare i foreign fighters di ritorno». Minniti, che il prossimo 28 agosto coordinerà a Roma un incontro con le autorità politiche degli Stati che confinano con la Libia, ha poi sottolineato che «il rispetto dei diritti umani dei migranti che vengono riportati in Libia è un assillo mio personale e dell’Italia» e ha ricordato che «sono stati distribuiti aiuti umanitari a Sabratha e Zwara».

Intanto, sono stati diffusi dal ministero gli ultimi dati riguardanti gli arrivi in Italia. Fino al 31 luglio sono state 95.213 le persone sbarcate con un incremento rispetto allo stesso periodo dell’anno passato dell’1,5 per cento. La tendenza, tuttavia, registra un netto calo nelle ultime settimane: la seconda metà di luglio ha visto l’86 per cento in meno di arrivi. Riduzione importante che ha caratterizzato anche i primi 15 giorni di agosto (-73,1 per cento). Dal canto suo, Minniti si è mostrato prudente nel correlare questi dati con le ultime mosse politiche. «I fenomeni risentono di moltissime variabili, quindi serve cautela per approcciare i dati. Non commentavo i dati con flussi positivi e non li commento ora», ha chiosato il ministro.

Chi invece si sottrae dal convincimento che la strada intrapresa sia quella migliore è l’organizzazione umanitaria Intersos, che in Italia si occupa della tutela dei minori non accompagnati (in calo del 7,6 per cento rispetto al luglio 2016). «Sulla migrazione il ministro Minniti vede la luce. Purtroppo grazie alle sue scelte, sostenute dal governo Italiano e dall’Unione europea, migliaia di persone innocenti vedranno il buio del carcere, delle torture, dello stupro e della morte in Libia». L’associazione punta il dito contro la presunta reticenza di Minniti nell’approfondire le modalità di intervento dei libici. «Ha ancora una volta omesso di chiarire le conseguenze che la scelta di appaltare la gestione dei flussi migratori alla Libia avrà per uomini, donne e bambini».

Restando in tema di sicurezza, Minniti ha difeso il sistema dei rimpatri – 67 nell’anno in corso – affermando che il livello di attenzione nei confronti del rischio terrorismo «rimane alto ma non c’è nessuna minaccia imminente».

Simone Olivelli

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