«Il piscio non è di un italiano o di un francese ma è piscio di gente che possono avere malattie infettive […] Il rifiuto non è una barzelletta, il rifiuto è una cosa seria». Parlava così, intercettato al telefono durante una conversazione con un fornitore di Vos Prudence, l’agente marittimo e fornitore di servizi a numerose Ong impegnate nel Mediterraneo, Francesco Gianino finito tra i 14 indagati dell’operazione Bordless di guardia di finanza e polizia, coordinata dalla procura di Catania che ha portato al sequestro della nave Aquarius dell’Ong Medici Senza Frontiere accusata di traffico illecito di rifiuti per fare ottenere un profitto alle agenzie marittime e alle Ong.
L’inchiesta prende in considerazione il periodo che va dall’1 gennaio del 2017 al 10 maggio del 2018. Stando ai dati acquisiti dalla procura etnea, i fatti riguardano sia l’Aquarius che la nave Vos Prudence. In particolare, quest’ultima imbarcazione avrebbe smaltito illecitamente circa 4.500 chili di rifiuti solidi con un risparmio indebito di più di 50mila euro a fronte di una spesa sostenuta di 14mila euro. Per l’Aquarius l’ipotesi è di aver conferito circa 19.500 chili di rifiuti solidi con un risparmio di oltre 410mila euro a fronte di una spesa sostenuta di 61mila euro. In totale circa 600 metri cubi di rifiuti solidi corrispondenti a circa 24mila chili con un risparmio complessivo di oltre 460mila euro, compreso tra il 15 e il 30 per cento.
«Io voglio sapere se i vestiti dei migranti che diamo al macero sono infettivi, considerati infettivi, come rifiuti speciali o come rifiuti domestici. Questo mi serve sapere». È la richiesta da parte di un fornitore di
Vos Prudence a Francesco Gianino che risponde: «Voi state creando soltanto cose che già avete l’opportunità di scendere in maniera tranquilla, andando a fare queste informazioni voi rischiate che la spazzatura ve la portate a casa voi. […] Altri porti ti chiedono 3mila o 5mila o te la lasciano a bordo, perché non vogliono avere a che fare con quel tipo di rifiuti, il rifiuto non è una barzelletta, il rifiuto è una cosa seria, che ci vuole un’origine, si deve classificare, c’è l’Europa, l’Italia e tutto un sistema di codici, e se uno parla di una cosa e parla dell’altro qua si finisce in galera […] Sono già cose da tre anni che facciamo ad Augusta, il discorso dei vestiti, perché dal Burbon (nave Bourbon Argos, ndr) fino adesso abbiamo fatto diverse altre volte, noi la classifichiamo come rifiuto speciale, come se fossero stracci della sala macchina».
Indumenti dei migranti potenzialmente contaminati, scarti di alimenti somministrati a bordo e rifiuti sanitari e clinici. Stando alla ricostruzione fatta dalla procura di Catania, sarebbero questi i rifiuti pericolosi e a rischio infettivo declassificati secondo una precisa organizzazione del sistema «tramite un’artificiosa comunicazione documentale». Dopo il salvataggio in mare, ai migranti sarebbero stati forniti indumenti nuovi e alimenti. I rifiuti declassificati sarebbero poi stati conferiti in modo illecito al termine delle operazioni di sbarco, compattati in modo indiscriminato e trasportati in discarica per lo smaltimento finale da parte della ditta portuale autorizzata. In pratica, stando all’accusa, rifiuti pericolosi e a rischio infettivo derivanti dall’attività di soccorso dei migranti a bordo delle due navi sarebbero stati classificati come rifiuti speciali e conferiti insieme ai rifiuti solidi urbani indifferenziati.
«Ci sono degli
equilibri talmente sottili ormai consolidati in due o tre anni – dice in una conversazione intercettata sempre tra Gianino e il fornitore della Vos Prudence – che basta una folata di vento ci va a finire… omissis… si va a documentare e quello dice perché il piscio non è di un italiano o di un francese ma è piscio di gente che possono avere malattie infettive. Me lo classifica come pericoloso o infettivo e arriviamo anche noi a 54mila euro. Perché se loro già mettevano la parola “infettivo” nelle orecchie, cominciano a passare alla categoria ospedaliera, di merce non più speciale ma infettivo-ospedaliera, e se tu consideri che un pacco, una scatola di scarpe ci costa 180 euro, fatti il conto di quanto ci viene a costare là […] Ecco perché comportiamoci come una zanzara in una cristalleria, non come un elefante dentro una cristalleria».
In una mail dell’11 settembre del 2017 con oggetto “medical special trash” (rifiuti medici speciali, ndr) tra membri di Msf si legge: «Ciao a tutti, quello che so delle procedure finora è: i contenitori per gli oggetti taglienti è stato dato direttamente al ragazzo sul camion della spazzatura quando eravamo al porto di Catania; i farmaci scaduti sono stati presi da Federica (l’unica volta che li ho visti), non sono sicuro di cosa abbia fatto in seguito; ogni altro rifiuto della clinica è stato presentato insieme a tutti i rifiuti normali al momento dello sbarco». È quest’ultima frase a essere cerchiata di rosso dalla procura etnea.
Tra gli episodi ricostruiti dalla procura etnea c’è quello che riguarda lo sbarco della nave Aquarius nel porto di Catania del 27 novembre del 2017 con a bordo 416 migranti. «Nessuna traccia è stata rinvenuta dei rifiuti solidi composti dagli scarti alimentari e di quelli costituiti da indumenti dei migranti a rischio contaminazione, nonché dei rifiuti sanitari veri e propri derivanti dall’attività medico-sanitaria prestata a bordo». A Trapani, il 15 e il 30 aprile 2017, la procura contesta «dichiarazioni mendaci di Medici senza frontiere Olanda attestanti la non presenza tra i rifiuti scaricati di sostanze infettive o contagiose, nonostante i sette casi sospetti di tubercolosi, infezioni urinarie ed ematurie, varicella e scabbia, segnalati dall’ufficio di sanità marittima di Pozzallo». Inoltre, il 10 maggio del 2018 a Catania, dopo lo sbarco di 105 migranti dall’Aquarius, le fiamme gialle hanno sequestrato il carico di rifiuti appena conferito a un autocarro autocompattatore diretto al deposito della società cooperativa La Portuale II. In particolare, sono stati sequestrati circa 80 chili di rifiuti. Tute, magliette, coperte termiche, scarpe, sciarpe, zainetti, siringhe, cateteri, guanti con tracce di materiale e liquido biologico riconducibili a urine e feci dei migranti. E ancora garze, indumenti, guanti e mascherine utilizzate con chiare tracce di sangue.
«Dopo due anni di indagini giudiziarie, ostacoli burocratici, infamanti e mai confermate accuse di collusione con i trafficanti di uomini – afferma
Karline Kleijer, responsabile delle emergenze per Msf – ora veniamo accusati di far parte di un’organizzazione criminale finalizzata al traffico di rifiuti. È l’estremo, inquietante tentativo di fermare a qualunque costo la nostra attività di ricerca e soccorso in mare». L’Ong sottolinea che «tutte le nostre operazioni in porto, compresa la gestione dei rifiuti, hanno sempre seguito procedure standard e le autorità competenti non hanno contestato queste procedure né individuato alcun rischio per la salute pubblica». Da parte di Medici Senza Fontiere è stata ribadita la «piena disponibilità a collaborare con le autorità italiane», nonostante si contesti la ricostruzione della procura e si respinga «categoricamente l’accusa di aver organizzato qualunque attività abusiva finalizzata al traffico illecito di rifiuti. Le accuse sono inaccurate e fuorvianti». L’Ong presenterà ricorso al tribunale del Riesame.
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