Tre giovani migranti a bordo della Geo Barents, la nave ormeggiata davanti al porto di Catania insieme alla Humanity 1, si sono tuffati in mare nel tentativo di raggiungere la terraferma. Hanno nuotato fino a un galleggiante e poi sono stati recuperati dalle autorità. I tre, che stanno bene, sono stati portati sul molo alla nave di Medici senza frontiere. Intanto le 215 persone rimaste a bordo della nave urlano «Help us (aiutateci, ndr)». Sono i migranti a cui il Viminale non ha concesso l’ok per lo sbarco perché non li ha ritenuti «soggetti fragili». Altri 35 sono ancora a bordo della Humanity 1 e molti di loro hanno cominciato a mangiare poco o a saltare i pasti a causa della fase depressiva che ora stanno attraversando. Più al largo ci sono anche la nave tedesca Rise Above con 90 persone a bordo e la norvegese Ocean Viking che ha soccorso 234 migranti. Al porto etneo si sono radunati anche i manifestanti di alcuni comitati antirazzisti.
«Purtroppo lo stato di sofferenza delle persone ha fatto sì che tre di loro si sono buttate in acqua», ha spiegato Riccardo Gatti, il capo delle operazioni di soccorso e ricerca di Geo Barents. «A bordo la situazione è molto critica: da stamattina ci sono stati diversi casi di attacchi di panico sulla nave – ha aggiunto – una situazione psicologica conseguente non solo alla lunga attesa ma anche per il fatto di stare in un porto senza potere scendere». Da Medici senza frontiere hanno anche precisato di avere ricevuto «un avvertimento che ci dice che se non rispettiamo le norme del decreto rischiamo una multa fino a 50mila euro». Multa che, però, almeno finora, non hanno ricevuto.
Intanto l’Humanity 1 ha ricevuto il decreto interministeriale che dispone che la nave deve lasciare il porto dopo avere ultimato lo sbarco. Ma capitano ed equipaggio hanno deciso di disattenderlo perché non hanno alternativa. «Come in altri casi, potrebbe arrivare una rivalutazione in autotutela da parte del ministero – ha detto il legale della ong tedesca Riccardo Campochiaro – Stiamo predisponendo un ricorso da depositare al Tar Lazio. Inoltre, abbiamo già presentato la richiesta per la protezione internazionale delle persone rimaste a bordo. Tutti hanno richiesto di essere ammessi come profughi dal nostro Paese», ha concluso il legale sottolineando che «la procura di Catania, che è molto attenta, conosce bene la situazione».
Dalla nave di Medici senza frontiere ieri sera sono state fatte scendere 215 persone, tra bambini, donne incinte e nuclei familiari con minorenni, che sono stati sistemati al Palaspedini, un impianto sportivo nel rione Cibali di proprietà del Comune. «Al momento, siamo in attesa di capire la loro destinazione – ha spiegato il commissario straordinario del Comune e della Città metropolitana di Catania Federico Portoghese – Nel caso in cui il numero dei naufraghi dovesse crescere, siamo disponibili anche ad aumentare i dormitori: insieme al prefetto abbiamo ritenuto disponibile la struttura dell’ex hub, dove aveva sede il centro vaccinale».
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