Chiesti due ergastoli per altrettanti scafisti per lo sbarco del 29 luglio 2015 quando al porto di Messina arrivò una nave con circa 450 migranti, e a bordo c’erano anche 14 cadaveri. Il pubblico ministero Antonella Fradà ha chiesto il carcere a vita nel processo in Corte d’Assise nei confronti di due giovani libici Ezzedine Ouled Wafi, di 23 anni e Alaa Jumò Taleb 22 anni, chiamati a rispondere di omicidio e di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Il processo si avvia alle battute conclusive, nell’udienza di ieri ha preso la parola l’avvocato Luigia Di Fede del foro di Agrigento, mentre l’avvocato Pierfrancesco Broccio interverrà alla prossima udienza prevista per lunedì. La Corte gli ha concesso un rinvio per esaminare una relazione sanitaria relativa al suo assistito dove dichiarava di essere stato picchiato durante la traversata.
Quasi due anni fa, al molo Marconi sbarcavano dal pattugliatore irlandese Le Niamh 450 migranti, ma insieme ai profughi c’erano le 14 salme di quanti erano morti durante il viaggio della speranza dalle coste libiche a quelle italiane. Dodici le salme trovate una sull’altra nella stiva, mentre altri due erano sul pontile, in mezzo ai vivi.
Quando la squadra mobile cominciò ad ascoltare i sopravvissuti, vennero fuori particolari terribili del viaggio. I migranti erano stati minacciati, privati dell’acqua e costretti a non muoversi. Chi disobbediva veniva rinchiuso nella stiva e picchiato con con calci e bastoni. Una trappola mortale per 14 di loro. Mille euro ciascuno il costo del viaggio della morte.
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