Usare il circo per parlare di immigrazione è possibile. A esserne convinta è Chiara Marchese, 26enne artista catanese che da tre anni vive in giro per l’Europa, dopo essere entrata nel 2012 – prima italiana a riuscirci – nella Scuola superiore di circo Cnac (Centre National des Arts du Cirque), tra le massime espressioni a livello mondiale dell’arte circense. Conclusa la formazione al Cnac, Marchese ha iniziato la propria carriera professionale che al momento la vede impegnata al Fringe Festival di Edimburgo, con la compagnia Théâtre d’Un Jour. In Scozia, la giovane siciliana porta in scena un’opera particolare per i tradizionali canoni circensi: «Lo spettacolo s’intitola Les Inouis ed è scritto e diretto da Patrick Masset – racconta la 26enne -. Masset è il fondatore di questa compagnia ventennale belga. Io partecipo in qualità d’interprete. Les Inouis vuol dar voce a tutti quelli che ultimamente sono diventati purtroppo soltanto immagini: i migranti».
Chiara Marchese from Chiara Marchese on Vimeo.
Lo spettacolo, ideato in poco più di un mese, è privo di parole e abbraccia più arti. «Raccontiamo attraverso le arti del circo, del teatro, della marionetta contemporanea e del video – continua l’artista – la storia di un migrante che decide di compiere il lungo viaggio sognando di riscrivere la sua vita in un Paese libero». La presentazione dello spettacolo, nella sua diversità rispetto alla maggior parte delle opere in programma, ha avuto una buona accoglienza: «Portiamo un lavoro davvero singolare rispetto a molti altri presenti qui al Fringe, dove ci sono moltissime comedy, cabaret e vario intrattenimento di basso contenuto culturale per un totale di più di 3.500 spettacoli in contemporanea. Il nostro lavoro – conferma Marchese – ha ricevuto critiche positive dalla stampa, tra cui testate come The Scotsman, Fest e The Herald».
Conclusa l’esperienza scozzese, la compagnia a settembre porterà Les Inouis al festival mondiale della marionetta di Charleville Mézières per poi proseguire la tournée continua in Belgio. Con la speranza di potersi esibire anche in Italia: «Ci piacerebbe molto», ammette la giovane catanese. Per Marchese, poi, ci sarà spazio anche per un progetto personale: «Sto lavorando a un assolo come autrice e interprete. Si intitolerà Mavara e sarà una breve forma coreografica e multidisciplinare ispirata alle tradizioni magiche popolari del sud Italia». Il tutto con in mente la convinzione per cui il circo può avere anche un valore culturale ed educativo alto, non solo uno spettacolo di divertimento ma anche un luogo dove raccontare e denunciare, «un momento – conclude l’artista – che scuote lo spettatore, che gli fa ricevere emozioni ma anche che lo interroga per costruire e comporre le sue riflessioni».
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