Migranti, 17 indagati nell’operazione Scorpion Fish «Banda pronta a imbarcare anche sospetti jihadisti»

Sono in tutto 17 gli indagati di cui 12 sono stati fermati e tre irreperibili nell’ambito dell’operazione Scorpion Fish della Guardia di Finanza. Altri due si trovavano già in carcere per altri reati. Sono accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere transnazionale finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e contrabbando di tabacchi. L’ organizzazione sarebbe stata pronta a trasportare dalla Tunisia alle coste trapanesi, attraverso gommoni veloci, anche soggetti ricercati dalle autorità di polizia tunisine per sospetti collegamenti con organizzazioni terroristiche di matrice jihadista. I provvedimenti disposti dalla procura di Palermo sono stati eseguiti dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Palermo, con la collaborazione dei colleghi della Compagnia della Guardia di Finanza di Marsala, al termine di indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo. 

L’organizzazione, riferiscono le fiamme gialle, «si è mostrata pronta a svolgere la propria attività illegale anche a favore di soggetti ricercati dalle autorità di polizia tunisine per la commissione di gravi reati o per avere possibili connessioni con formazioni di natura jihadista». Il sodalizio, riferisce ancora la guardia di finanza «avrebbe anche programmato, ma non ancora attuato, l’approdo sulle coste trapanesi, tra gli altri, di soggetti pericolosi in corso di individuazione, uno dei quali temeva, oltre che di essere arrestato dalla polizia tunisina, anche di essere respinto dalla polizia italiana una volta giunto nel nostro Paese per terrorismo».

Disposto il sequestro di dieci auto e di due imbarcazioni che gli investigatori ritengono essere state utilizzate per i traffici illeciti. I fermi rientrano nell’ambito dell’operazione Scorpion fish partita a gennaio di quest’anno. Il sodalizio, secondo quanto risulta dalle indagini, è capeggiato da pericolosi pregiudicati tunisini e ha nel suo organigramma italiani in posizione subordinata. In particolare grazie all’utilizzo di veloci gommoni d’altura condotti da esperti scafisti, capaci di percorrere il tragitto anche in meno di quattro ore, sarebbero state trasportate in Italia persone in grado di pagare l’ingente costo della traversata e contemporaneamente sarebbero state introdotte in Italia sigarette di contrabbando. In prossimità delle spiagge e delle calette di approdo sarebbe inoltre stato fornito ai clandestini un vero e proprio servizio shuttle fino alle basi logistiche dell’organizzazione, dalle quali gli immigrati – una volta rifocillati e forniti di vestiario – avrebbero potuto liberamente raggiungere le destinazioni desiderate. 

Le indagini hanno svelato un vero e proprio sistema illecito transnazionale, stabilmente operante tra la Tunisia e l’Italia, in cui ogni membro dell’organizzazione rivestiva un ruolo ben preciso occupandosi, a seconda dei casi, del reperimento delle prenotazioni dei clandestini e della raccolta degli importi dovuti per il viaggio, della movimentazione e della custodia del contante, del reperimento e dell’approntamento dei natanti utilizzati, della loro conduzione nelle traversate e, infine, del primo collocamento dei clandestini e delle sigarette contrabbandate sulle coste siciliane, in luoghi nella disponibilità dell’organizzazione. 

Nel corso delle indagini, riferisce ancora la Guardia di Finanza, è stato possibile ricostruire analiticamente l’organizzazione e l’esecuzione di cinque traversate. In un caso, anche grazie alla stretta cooperazione tra gli investigatori e la componente aeronavale della Guardia di Finanza (Gruppo di Esplorazione Aeromarittima di Messina e Reparto Operativo Aeronavale di Palermo), è stato possibile monitorare in diretta lo sbarco sulle coste trapanesi, riuscendo ad intercettare i 14 clandestini sbarcati e a sequestrare oltre un quintale di sigarette di contrabbando. Sono stati inoltre documentati ulteriori viaggi programmati, ma non andati a buon fine perché ostacolati dalle attività di controllo del territorio e in mare svolte dal Corpo, che, se ultimati, avrebbero portato nelle casse dell’associazione criminale oltre 100mila euro di profitti. 

La Guardia di Finanza ritiene che le sigarette, per lo più di marche estere (Pine Blue e Business Royals), siano state smerciate nei mercati rionali trapanesi e palermitani, al prezzo di non più di tre euro a pacchetto, con guadagni di oltre 17 mila euro ogni quintale contrabbandato. Ancora più lucrosa l’attività di favoreggiamento dell’illecito ingresso di soggetti tunisini sul territorio nazionale: ogni clandestino avrebbe pagato in Tunisia all’organizzazione, per arrivare in Italia, tra le duemila e le tremila euro a viaggiatore. Ogni viaggio, quindi, poteva generare complessivamente profitti anche fino a 40mila euro, al netto del costo per lo scafista e il navigatore, generalmente ricompensati, secondo quanto emerso, con circa cinquemila e tremila euro. Se necessario, come riscontrato nel corso delle indagini, il denaro raccolto in Tunisia sarebbe stato portato in Italia per rifornire di contanti i promotori dell’associazione criminale, perfezionando così vere e proprie operazioni di riciclaggio. L’organizzazione smantellata, con l’estate ormai alle porte, sarebbe stata in grado di compiere almeno due traversate alla settimana tra la Tunisia e l’Italia.

Stefania Brusca

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