Metropolitana, per ora i catanesi la guardano solo in cartolina

Sette linee con più di sessanta stazioni contro una linea con sei sole fermate. Sono i numeri a confronto della mappa Catania Underground System, realizzata dall’artista catanese Vlady Art, e quella della metropolitana reale, costruita dopo vent’anni di lavori e progetti dalla Ferrovia Circumetnea. Ancora una volta, è la fantasia a superare la realtà.

Il tratto della metropolitana del capoluogo etneo copre solo 3,8 chilometri e pochissimi catanesi la usano. A Catania è più facile trovare chi non si è mai spostato sottoterra e non ha mai frequentato Norma, Beatrice, Elvira, Zaira, Rita, Brigante e Donatello – gli elettrotreni che la compongono – piuttosto che qualcuno che la usi abitualmente. Sarà perché le corse sono cadenzate ogni 15 minuti e a pensarci bene dal Borgo al porto – le stazioni alle estremità dell’unica linea esistente – se si considerano i 15 minuti di attesa e i dieci di tragitto in metro, si arriva a 25 minuti. Lo stesso tempo che si impiegherebbe facendo il percorso a piedi. Alcuni dicono che i catanesi non la usano perché «non hanno la cultura del trasporto sotterraneo», eppure questa opinione viene regolarmente smentita da tutti i cittadini etnei che una volta a Londra o a Parigi, ma anche a Roma o a Milano, la metro la prendono e non ne restano intrappolati, né sconvolti. I loro racconti sono anzi entusiastici.

Tanto che, a Catania, molti acquistano, stampano e fanno circolare sui social network la cartolina che ritrae, ironicamente, la metropolitana etnea simile all’Underground londinese (clicca qui per scaricarla). La cartina, che sta riscuotendo un grande successo, è la parodia della celebre mappa della metropolitana di Harry Beck del 1931, a cui gli inglesi sono tanto affezionati. Perché a Londra la metro esiste fin dal 1863.

Più giovane è invece Catania Underground System. L’idea prende forma 13 anni fa, nel 1998. Vlady Art la realizza a matita e poi a china, fino a perfezionarla con la digitalizzazione. Il progetto grafico è stato reso pubblico e registrato solo a fine 2010. Una vita lunga quindi quella della metro di Vlady, quasi quanto quella della metropolitana reale, con risultati certamente più positivi però.

«Nella mia opera ho voluto giocare sul doppio senso del termine underground», spiega l’artista catanese, che vuole fare riflettere anche sul livello del progresso della città: sottoterra. La sua operazione grafica non avrebbe infatti avuto senso in una metropoli in cui la rete dei trasporti pubblici è ben sviluppata. «La cartina non ha però alcun intento di servire la mobilità catanese – aggiunge – Il termine System è solo un vezzo».

La piantina presenta una città in versione anglosassone, in cui i quartieri sono riconoscibili grazie al gioco di parole italiano-inglese, anche se solo chi ha molta familiarità con il centro etneo potrà comprenderne fino in fondo l’ironia. «La topografia e la geografia sono sempre state mie grandi passioni, sin dall’infanzia – racconta lo street artist – Sicuramente l’ispirazione è venuta dai miei viaggi a Vienna, Londra, Stoccolma e Milano, ma pensando intensamente a Catania. Ciò che ho fatto è collezionare una serie di pseudonimi sempre esistiti, come Mister White (Misterbianco ndr), e accostarli ad altri di mia invenzione, come Chee Ball e Poe Hill (Monte Po ndr)».

Lo humor – che gioca su due fattori: la somiglianza fonetica e la traduzione letterale – più che essere a metà strada tra quello italiano ed inglese, è molto catanese. Ridere dei propri mali è infatti caratteristica etnea. «È un buon compromesso. Chi mi conosce bene sa che mi lamento parecchio, ma per fortuna ho trovato nell’arte un modo per esprimere il mio disappunto, ironicamente», confessa l’artista, che ha anche ribattezzato il capoluogo etneo con il nome di Satania. «È solo un gioco di parole quasi banale – afferma – Così tanto semplice che in pochi l’hanno pensato prima. Le calza a pennello: Catania città vulcanica, rifondata nel 669, massonica e nera».

Vlady Art ne è sicuro: la sua opera ci fa ridere perché non esiste. «È vero – ammette – si lavora alla metropolitana da oltre 15 anni, ma la mia non vuole essere una polemica con la Ferrovia circumetnea. Non mi sono ispirato ai piani di sviluppo preesistenti, la mia cartina nasce indipendentemente dalla metro catanese». Tanto che l’artista sta già pensando a qualcosa di simile anche per altre città.  «Che non hanno nemmeno qualche chilometro di metropolitana come noi», conclude. Perché, alla fine, c’è sempre chi sta peggio.

Agata Pasqualino

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