Metro Cibali, ipotesi inaugurazione alla fine dell’estate «Con azienda a pieno regime lavori chiusi in due mesi»

La fine dell’estate. È questa la nuova previsione della Ferrovia circumetnea per la stazione di Cibali della metropolitana di Catania. Ancora un rinvio rispetto alla deadline dello scorso novembre secondo cui i lavori sulla nuova tratta avrebbero dovuto già essere terminati a febbraio. Ma siamo a metà marzo. «Stanno procedendo a rilento – spiega a MeridioNews il direttore tecnico di Fce Salvatore Fiore – non per criticità dal punto di vista tecnico ma per lentezze dovute alla mancata cessione di Tecnis al gruppo Pessina costruzioni». 

Alla base dei ritardi ci sarebbero, dunque, più che altro, problematiche di carattere amministrativo. Lo scorso febbraio, infatti, il colosso catanese delle costruzioni aveva compiuto il primo passo verso la cessione con l’aggiudicazione provvisoria in favore del gruppo milanese Pessina costruzioni spa. È di due settimane fa, però, la notizia che l’aggiudicazione è saltata a causa «del mancato avveramento di una condizione posta all’offerta vincolante», come ha comunicato il commissario straordinario Saverio Ruperto. Secondo fonti sindacali, alla base del mancato accordo ci sarebbe una richiesta di Pessina: che le aziende con cui Tecnis lavora in vari appalti in consorzio dessero disponibilità a vendere le proprie quote. Cosa che pare non essersi concretizzata. 

«È questo passo indietro ad avere creato un’impasse dei lavori – spiega Fiore – perché con un’azienda che funziona a pieno regime si potrebbe completare tutto in soli due mesi, ma in questo caso i tempi si allungano perché ci troviamo a dovere fare i conti con una società in amministrazione straordinaria che non ha disponibilità di cassa per anticipare le somme necessarie». La metro del quartiere dello stadio, quindi, per essere inaugurata deve ancora aspettare. «Ci auguriamo di riuscirci entro la fine dell’estate», dice speranzoso il direttore tecnico di Fce. 

«I lavoratori, al momento, sono garantiti dalla procedura concorsuale che prevede il saldo in tempi regolari», spiega Giovanni Pistorio, sindacalista della Fillea Cgil. Intanto, venerdì si terrà un tavolo tecnico al ministero dello Sviluppo economico per affrontare il caso Tecnis. L’azienda, colosso delle costruzioni degli imprenditori Domenico Costanzo e Concetto Bosco Lo Giudice, era finita sotto sequestro circa tre anni fa. La procura di Catania dichiarò che le indagini avevano fatto emergere «l’asservimento del gruppo imprenditoriale alla famiglia catanese di Cosa nostra, alla quale sono state garantite ingenti risorse economiche ed è stata consentita l’infiltrazione del redditizio settore degli appalti pubblici». I pm aggiunsero, inoltre, che la dimensione degli appalti gestiti da Tecnis aveva risvegliato gli interessi illeciti delle famiglie mafiose di Catania, Palermo e Messina.

Nel marzo 2017 su richiesta della stessa procura, il tribunale per le misure di prevenzione di Catania restituì l’azienda a Costanzo e Bosco, poiché era «venuta meno la pericolosità delle aziende». Dopo il dissequestro, l’azienda venne ammessa all’amministrazione straordinaria per il salvataggio. Un provvedimento dovuto al fatto che, poco prima delle vicende giudiziarie, era stato ritirato il piano di ristrutturazione del debito e, nel febbraio 2016, il cda dell’azienda aveva dichiarato l’intenzione di vendere. In quel periodo, si parlò di passivi per oltre cento milioni di euro. Secondo Il sole 24 ore, Tecnis, nonostante un «fatturato di oltre 300 milioni di euro nel 2013 e 2014, con oltre 800 dipendenti, è andata in difficoltà dal 2015, con ricavi ridotti a 198 milioni e perdite nette per 12 milioni». 

Marta Silvestre

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