Andranno a processo i cinque imputati dell’indagine sulle tangenti a Messinambiente, la partecipata del Comune che si occupa della gestione dei rifiuti. Inizio fissato per il 5 luglio davanti alla seconda sezione penale del Tribunale di Messina. Il gup Maria Militello ha rinviato a giudizio Armando Di Maria, liquidatore della società Messinambiente; gli imprenditori Marcello De Vincenzo, titolare della società Mediterranea A. S.r.l. e Francesco Gentiluomo, titolare della società Gentiluomo S.r.l.; il broker assicurativo e titolare della società Bcm Insurance Broker S.r.l. con sede in Barcellona, Antonino Buttino; e il funzionario amministrativo-contabile della società partecipata Nino Inferrera.
L’accusa per tutti è di corruzione. Secondo la Procura, dalle indagini avviate nel 2013 è emersa la costante violazione della normativa prevista dal codice degli appalti sull’acquisizione di servizi e forniture da parte di enti e società pubbliche. Uno spaccato che in occasione degli arresti dei cinque imputati l’11 novembre 2011 aveva spinto il procuratore capo Guido Lo Forte a definire Messinambiente «una spaventosa macchina mangiasoldi».
In particolare secondo la Procura che avviato le indagini dopo un esposto presentato dal sindaco Renato Accorinti, i vertici della partecipata, fino a marzo 2014, avrebbero sistematicamente aggiudicato forniture senza mai espletare alcuna gara. Secondo l’accusa, Di Maria e Inferrera avrebbero affidato a De Vincenzo la manutenzione dei cassonetti, un appalto che avrebbe permesso loro di guadagnare due milioni e 600mila euro. Di un milione di euro invece il guadagno che avrebbero assicurato a Gentiluomo per la manutenzione dei veicoli. A Buttino affidati i servizi assicurativi per 350mila euro, con una commissione del 15 per cento.
Nelle indagini è inoltre emerso che per appianare i buchi del bilancio di Messinambiente venivano aumentate le tasse ai danni dei cittadini, che si ritrovavano a pagare prezzi altissimi per un servizio scadente. Dei cinque imputati Di Maria è stato scarcerato, si trova ancora invece ai domiciliari Inferrera, mentre per gli altri tre resta la misura interdittiva della sospensione alle attività imprenditoriali per un anno.
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