L’amministrazione Accorinti mette fine a una delle più disastrose pagine della storia del Comune di Messina, firmando una transazione che porta una boccata d’ossigeno nelle casse comunali: ieri è stato siglato un accordo con la Banca nazionale del lavoro che fa risparmiare a Palazzo Zanca 8 milioni di euro. Si tratta di una parte dei debiti maturati a partire dal 2002 attraverso contratti di finanza derivata, sottoscritti con due istituti bancari: la Bnl e la Dexia Crediop.
Per finanza derivata in questo caso si intende l’uso di titoli, al fine di coprire il debito esistente, che non hanno un valore intrinseco, ma sono agganciati o ad altri prodotti finanziari, o a beni reali. Una sorta di scommessa sull’andamento futuro del bene a cui si è agganciato il titolo. A usare la parola scommessa è anche Giuseppe Cannizzaro, l’esperto comunale in materia di contabilità locale, incaricato dal sindaco Accorinti di verificare il contenuto di questi contratti. «Quei contratti hanno rappresentato per il Comune di Messina vere e proprie scommesse – scrive – effettuate con finalità diametralmente opposte alle tipiche funzioni di copertura che potrebbero giustificarne l’utilizzo da parte di un ente pubblico».
In questi dieci anni si sono instaurate due cause con le due banche in sede amministrativa, civile e penale. Quella con la Bnl si è chiusa con la transazione, mentre prosegue quella con la Dexia, per un contenzioso che vede per il Comune di Messina oltre 12 milioni di euro di perdita, da aggiungere ai 4,2 milioni di euro già versati. Ma, come già fatto con la Bnl, l’amministrazione Accorinti, tramite l’esperto Cannizzaro, proverà a proporre una transazione. Anche se fino a oggi Dexia non ha voluto accettare ipotesi di accordo «non abbasseremo la guardia – ha detto Cannizzaro – non gli daremo tregua, perché siamo convinti delle nostre ragioni». Le stesse che hanno portato all’accordo con la Bnl.
I fatti: nel 2002-03 il Comune di Messina sottoscrive con la Bnl un primo swap: un’operazione finanziaria in cui due soggetti si impegnano a scambiarsi flussi monetari, in date predeterminate. «Iscrivendo così anche Messina nel folto club di amministrazioni che aderivano a questa incauta modalità di trasformazione del proprio debito», hanno sottolineato il sindaco, Renato Accorinti, e l’assessore allo Sviluppo economico, Guido Signorino, che della vicenda si sono occupati fin dall’inizio del loro mandato insieme all’esperto Cannizzaro, e all’avvocato Nino Parisi. Signorino e Cannizzaro per capire meglio gli obblighi che aveva contratto palazzo Zanca sono riusciti a trovare carte e documenti che sono stati presentati anche in Procura. Non interrompendo mai il dialogo con la Bnl per cercare di arrivare a una soluzione extra giudiziaria. Che si è concretizzata.
Tornando alla vicenda «dopo varie rimodulazioni dei contratti, nel 2007 – spiegano gli esperti del Comune – la Bnl predispone una definitiva ristrutturazione delle operazioni in essere, proponendo un contratto che nascondeva sotto il vestito di uno swap una rendita garantita per gli istituti di credito». Nel 2011 il Comune invalida questi contratti e blocca i pagamenti. Ma l’operazione viene giudicata non sufficiente dalla Cassazione che dichiara l’inesistenza di un danno per Messina e definisce la giurisdizione civile presso il Tribunale di Londra.
Proprio da questa pronuncia negativa per il Comune di Messina, comincia il lavoro certosino di Cannizzaro che, su incarico del sindaco, redige una relazione dove vengono evidenziati «aspetti non rilevati dalle precedenti perizie» e, in particolare rispetto al rapporto con la banca Dexia, «che l’ultima proposta contrattuale aveva evidenti profili di nullità, configurandosi di fatto non già come uno swap, ma come un finanziamento occulto che avrebbe offerto pagamenti solo ed esclusivamente dal Comune alle banche». Il collegamento di questa operazione con quelle precedenti aveva indotto il sindaco a presentare alla Procura della Repubblica un esposto con l’evidenza di una serie di anomalie, spingendo all’apertura di un fascicolo con ipotesi di reato di truffa aggravata e usura.
È questo il momento in cui si arriva a una transazione tra Bnl e amministrazione comunale. «Non potendo più – spiegano dal Comune – per intervenuta normativa, rimodulare o estinguere i derivati, giunta Accorinti e banca hanno raggiunto un accordo con il quale viene eliminato ogni danno economico per il Comune e viene di fatto realizzata una condizione migliorativa rispetto allo stesso annullamento dei contratti». Nel dettaglio Bnl rinuncia ai flussi insoluti (le rate non versate dal Comune a partire dal 2009), ai relativi interessi e al versamento delle rate future fino a tutto il 2017, per un totale di 6,2 milioni di euro, oltre ad interessi.
Il Comune, da parte sua, restituirà dal 2018 e fino al 2036 un importo inferiore di 115mila euro rispetto a quanto aveva ricevuto dalla banca nel periodo 2003-2009, determinando una condizione più favorevole rispetto a quanto avrebbe ottenuto nel caso in cui il giudice avesse annullato tutti i contratti. Ambedue le parti inoltre rinunciano al contenzioso, risparmiando le ingenti spese connesse a un giudizio da sostenersi a Londra.
«Avere riaperto una partita compromessa dal giudizio della Cassazione è un vero miracolo – ha detto il sindaco Accorinti – la transazione che firmiamo è ancora più favorevole rispetto a quanto avremmo potuto ottenere con l’annullamento dei contratti, caso in cui avremmo dovuto restituire l’intera cifra ricevuta, più gli interessi e rivalutazioni, per un totale che si può stimare in più di sette milioni. In caso di sconfitta al procedimento civile avremmo probabilmente dovuto pagare complessivamente anche oltre 13-14 milioni. Sono risultati importantissimi che annullano una ipoteca enorme sulla testa dei cittadini».
Soddisfatto anche l’assessore allo Sviluppo economico che sottolinea che con questo accordo «si riduce anche di oltre tre milioni il peso del piano di riequilibrio. Rimane inoltre aperta ogni facoltà di agire nei confronti di Dexia e di chi, con l’ultima proposta contrattuale e con i precedenti supporti tecnici, aveva infilato il Comune in un contratto-capestro dannoso e, a nostro avviso, nullo. Su questo versante continueremo ad agire in tutti i modi e in ogni sede». Adesso l’accordo passerà alla valutazione del collegio dei revisori dei conti, per essere sottoposto all’approvazione definitiva del consiglio comunale.
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