Messina potrebbe tornare ad avere due fonti approvvigionamento dell’acqua. È stato trovato un accordo tra l’Amam e Siciliacque per ripristinare la condotta dell’Alcantara. I lavori costeranno 500mila euro e dureranno tre mesi. Almeno così si augura la società municipalizzata messinese che nel frattempo deve sostenere elevati costi per compare l’acqua dalla partecipata regionale: circa 15mila euro al giorno da quando è iniziata l’emergenza, quindi ormai da fine ottobre. È questo il risultato dell’incontro che si è svolto ieri a Palermo tra Siciliacque, l’Amam e il commissario straordinario per l’emergenza idrica Calogero Foti.
A distanza di 15 anni, Messina dovrebbe quindi tornare a usufruire dell’acquedotto Alcantara, realizzato proprio per portare l’acqua nel capoluogo peloritano, ma non più utilizzato a seguito della frana che nel 2000 lo colpì nel tratto tra Alì Terme e Itala. Quello raggiunto ieri a Palermo rappresenta il famoso «piano B», tanto invocato dal presidente dell’Amam Leonardo Termini e dal direttore generale Luigi La Rosa dopo l’emergenza idrica che tra ottobre e novembre ha lasciato a secco i messinesi per più di 20 giorni e che, a ridosso del Natale, con una nuova frana a Forza D’Agrò, ha fatto tornare la paura. In attesa che la condotta idrica di Fiumefreddo venga messa in sicurezza – a cominciare dalla collina di Calatabiano al centro dell’attenzione nazionale – serviva trovare una soluzione alternativa che evitasse le continue emergenze.
La prossima settima seguirà un nuovo incontro. «Siciliacque ha deciso di rimettere in funzione la condotta – ha spiegato La Rosa – è stata una riunione tecnica per capire cosa fare e come agire. Subito partiranno progettazione e sondaggi sui terreni per verificare il tipo di intervento da attuare. I lavori dovrebbero durare tre mesi, per un costo di circa 500mila euro. Si potrebbe cominciare già ad aprile». Sciolto anche un altro nodo della contrattazione: Amam non avrà alcun obbligo di approvvigionamento con Siciliacque. «È stato fondamentale il lavoro di mediazione svolto da Foti – prosegue l’ingegnere capo -, potremo usufruire dell’acqua dell’Alcantara solo quando ne avremo la necessità. Un po’ come stiamo facendo ora».
Ma in attesa che i lavori vengano completati, l’acqua che arriva in città dalle condotte dell’Alcantara costa all’Amam oltre 15mila euro al giorno. «Si tratta di un costo esoso rispetto quello che paghiamo per l’acqua che arriva da Fiumefreddo – spiega La Rosa –, ma quando si è in emergenza non si può sottilizzare». Conti alla mano, Siciliacque fa pagare 69 centesimi di euro al metro cubo al secondo, mentre dalla condotta di Fiumefreddo il costo è di dieci centesimi, a cui vanno aggiunti i costi di gestione. Una cifra che resta comunque di sotto di quella imposta da Siciliacque. Così la società municipalizzata messinese ha accumulato un debito di oltre 500mila euro nei confronti della partecipata regionale. «I lavori di Calatabiano vanno avanti – spiegano i vertici di Amam -. La protezione civile è ancora presente per mettere in sicurezza il costone che è franato causando la rottura della condotta. Solo quando ultimeranno gli interventi potremo riposizionare il tubo che consente di far arrivare 900 litri al secondo in città».
In ogni caso Amam sottolinea che le spese non preventivate non incideranno sulle bollette. «L’autorità per l’energia e il gas ci impone delle tariffe – precisa La Rosa – noi facciamo pagare all’utenza l’acqua a 0,49 euro al metro cubo in prima fascia (ovvero per consumi da zero a cento metri cubi), 0,98 euro in seconda fascia (da 100 a 180 mc), 1,288 euro in terza (da 180 mc a 240 mc) e 1,918 euro in quarta fascia, ovvero quando si superano consumi che vanno oltre i 240 mc. Ma questi costi vanno applicati in bolletta indipendentemente da quanto poi l’Amam paga l’acqua all’ente fornitore. I cittadini possono stare tranquilli, non si vedranno arrivare bollette più salate. Hanno già dovuto subire troppi disagi».
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