Cosa ci fa un topo in tribunale? Non è l’inizio di un indovinello, ma la domanda che da tempo si pone il personale di palazzo Piacentini a Messina. I dipendenti questa mattina hanno manifestato all’interno dell’androne per denunciare le cattive condizioni igieniche della struttura. Di topi, peraltro, all’interno del tribunale ce ne sarebbero più di uno. Sulle scrivanie i dipendenti raccontano di aver trovato di tutto. Qualcuno ha anche immortalato con gli smartphone gli incontri ravvicinati. Una situazione che ha creato una vera e propria emergenza che però, come si legge in una nota, non sarebbe nata «all’improvviso, ma è frutto di carenze progettuali e operative a tutti livelli».
Alcuni dei lavoratori che oggi hanno deciso di mettersi in prima linea a protestare spiegano: «Abbiamo colleghi che sono stati oggetto di attacchi da parte dei roditori o che si trovano le scrivanie invase da escrementi», afferma Giovanni Puglia. «Abbiamo la solidarietà dei capi ufficio che si sono resi conto che il problema è reale e non è possibile rinviare interventi che siano davvero risolutivi». Gli fa eco Giuseppe Fusco, funzionario giudiziario, che ribadisce come «si lavori in locali che non sono rispettosi delle persone». Il presidente della Corte d’Appello Michele Galluccio ha affrontato il problema fin da subito. «Sabato scorso – racconta – abbiamo fatto effettuare la derattizzazione. Questo fine settimana si procederà alla sanificazione e all’ispezione di tutti i sottotetti. Sono inoltre previsti degli interventi di pulizia e scerbatura dei giardini e il collocamento di ulteriori sostanze topicide negli ambienti. Se necessario provvederemo ad altri interventi straordinari. Abbiamo attivato tutto quanto in nostro potere – assicura – e speriamo di risolvere la situazione che è costantemente monitorata».
A intervenire sull’argomento è anche il presidente dell’ordine degli avvocati, Vincenzo Ciraolo. «Esprimiamo indignazione per le pessime condizioni igienico sanitarie nelle quali sono costretti a operare avvocati, magistrati, personale amministrativo e utenti – dichiara -. Quanto accaduto è la conseguenza, inevitabile, anche della leggerezza con la quale la vicenda è stata subordinata alla più becera burocratizzazione del servizio giustizia». Una situazione che sarebbe stata creata da alcune scelte in regime di spending review, con la soppressione delle commissioni di manutenzione interne ai palazzi di giustizia che consentivano una vigilanza costante. Il dito è puntato contro il governo per la decisione di autorizzare l’impiego del personale del Comune per la gestione delle esigenze di manutenzione, invece di indire gare d’appalto per l’affidamento dei servizi. «Convenzioni che per essere efficaci necessitano di un successivo accordo con il Comune di riferimento – chiarisce Ciraolo -. Ma nonostante le reiterate richieste della conferenza permanente che più volte ha segnalato la necessità di ripristinare il presidio tecnico, l’amministrazione comunale non ha mai provveduto ad adempiere quanto promesso rendendo, di fatto, inefficace la convenzione ministeriale».
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