Cittadinanza onoraria per Lucia Borsellino. A proporla, nella sala consiliare del Comune di Messina, Beppe Picciolo, capogruppo del Pdr (Partito dei democratici per le riforme) all’Assemblea regionale siciliana, insieme a tutto il gruppo di palazzo Zanca. Un modo per riconoscere all’assessore regionale alla Salute «il lavoro svolto a favore di una città che da circa dieci anni perde pezzi».
Il riferimento è alla fusione tra l’ospedale Piemonte e il centro Neurolesi. Un progetto in controtendenza con la perdita già avvenuta del distretto militare, dell’arsenale, della Banca d’Italia, dell’autonomia della Camera di commercio, e di quella potenziale dell’Autorità portuale e della Corte d’appello. Tuttavia, l’idea non si può dire incontri esattamente il favore popolare. Se il comitato Salvare l’ospedale Piemonte appare scettico, in aula c’è chi si è quasi avventato addosso al deputato di palazzo dei Normanni. È stato un infermiere in pensione che ha urlato: «Picciolo sei un bugiardo, ci state prendendo tutti in giro», imponendo la sospensione della riunione per qualche minuto. Una seduta a cui era presente un altro parlamentare regionale, Santi Formica, con l’intento di chiarire quale sarà esattamente il futuro del nosocomio di viale Europa e quali vantaggi dovrebbe apportare la fusione con l’Irccs Bonino Pulejo.
Da premettere che, lo scorso 14 gennaio, Borsellino ha emesso il decreto di riqualificazione e rifunzionalizzazione delle rete ospedaliera siciliana. Il documento, che dà alle aziende tre anni di tempo per mettersi a regime, prescrive la rimodulazione complessiva dei posti letto secondo il limite di legge di 3,7 ogni mille abitanti. Il totale sarà di 14.871 per i casi acuti (3.371 nelle strutture private) e 947 per la lungodegenza (175 nelle case di cura private). L’unica provincia, tra le tre più grandi, a perdere posti è Messina, passando da 2.352 a 2.190 (per gli acuti).
Eclatante, la chiusura del pronto soccorso di Giarre, che, ha generato una protesta pacifica, con un centinaio di persone che ha occupato i binari della stazione ferroviaria. Clamoroso pure il caso del presidio di emergenza di Niscemi dove, lo scorso gennaio, è stata accertata la presenza di un solo chirurgo in servizio a causa della grave carenza di organico. Non sono mancati momenti di tensione nemmeno a Messina, soprattutto in merito alla paventata chiusura del Piemonte. Ma la creazione di «un polo di eccellenza per la riabilitazione attraverso la fusione con l’Irccs», secondo Picciolo, è un grande merito dell’assessora alla Salute. Tale da giovarle la cittadinanza onoraria di Messina.
Secondo i democratici riformisti, Borsellino ha «saputo coniugare le esigenze di bilancio volte al contenimento della previsione e programmazione della spesa, ispirando una politica innovativa, tesa a migliorare l’efficienza e l’efficacia della sanità nella città di Messina». Ancora, il progetto di fusione con il Neurolesi «consente di mantenere il pronto soccorso, e tutte le discipline connesse, nel centro nevralgico del territorio, in sintonia con i principi e il piano della protezione civile, creando sviluppi lavorativi, con il benestare del ministero della Salute». Borsellino, sempre a detta del partito, merita la «gratitudine» e la «vicinanza» dei cittadini per essersi fatta «interprete e testimone del rinnovamento della sanità regionale».
Restano, comunque, le perplessità del comitato Salvare l’ospedale Piemonte: «La grande bugia che l’ospedale è salvo rimane – sostiene il presidente, Marcello Minasi – almeno fino a quando non vedremo i provvedimenti definitivi. L’unica certezza è il regalo degli edifici del Piemonte al centro Neurolesi».
Secondo Minasi, «rimane la legittima preoccupazione che sia cancellato l’ospedale, cioè un dipartimento d’accoglienza ed emergenza di primo livello con le specialistiche necessarie al primo soccorso, al ricovero e alla cura». «Prendiamo la proposta di cittadinanza onoraria all’assessora – conclude – quale sfida affinché tratti Messina come se fosse la sua città, difendendo il diritto alla salute di chi la abita. Ma non vorrei che la memoria di quel grande uomo che era il padre, che senza timore di retorica dobbiamo chiamare eroe, sia utilizzata in riferimento all’operato della figlia».
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