Un’emergenza annunciata, quella che per più di una settimana ha costretto i messinesi a patire la mancanza di acqua nelle loro case e che va rientrando, non senza zone ancora a secco. Ne è convinto Saro Visicaro, leader di Messina in movimento, da sempre impegnato nelle battaglie di civiltà del capoluogo peloritano, a partire da quella contro la presenza dei tir in centro. Giovedì scorso, davanti alla prefettura, era tra le pochissime decine di cittadini impegnate a rivendicare i propri diritti. Mentre la città attende il ritorno alla normalità, Visicaro ripercorre a ritroso gli anni in cui l’acquedotto di Fiumefreddo veniva realizzato.
«Sono problemi che si conoscono da quando è stato concepito. Un tracciato tanto lungo (70 chilometri, ndr) è sconsigliabile per via dei costi ma anche per le condizioni del terreno, notoriamente friabile. Se ti vuoi approvvigionare non te ne vai a 80 chilometri di distanza, considerato anche che la zona dei Peloritani è ricca d’acqua che, non venendo utilizzata, si spreca». Da Cumia a Campo Italia, da Larderia a Scoppo, arrivando alla zona sotto la galleria Telegrafo, in tangenziale, «dove c’è un mare d’acqua». Magari non basterà per l’intero fabbisogno – prosegue il portavoce di Messina in movimento – ma darebbe una mano in casi d’emergenza come questo».
Come ricorda Nico Galatà, progettista dei due acquedotti che negli anni hanno servito Messina, quello dell’Alcantara risale al 1965, quello di Fiumefreddo agli anni Novanta: «Allora era tutto perfetto – dice l’ingegnere – anche se bisogna tenere conto che si tratta di un tracciato di 70 chilometri su un terreno fragile. L’ho detto che occorrerebbe innalzare dei pali per fortificare la condotta ma non mi ascoltano». L’area di Calatabiano, dove è avvenuta la frana che ha danneggiato la condotta di Fiumefreddo, è per esempio famosa per la sua instabilità. La Protezione civile l’ha classificata come R4, ad altissimo rischio idrogeologico. «I problemi si registrano ogni anno – ricorda Visicaro – le inchieste giudiziarie, anche sui furti d’acqua, si susseguono. A suo tempo, sollevammo pure la questione del costo delle tubature troppo alto. Ci servimmo di un confronto con i prezzi applicati dalla Fincantieri ma non ci ascoltarono».
Tornando al presente, l’attivista ammette che, «con un cambio di gestione alla guida del Comune, ci saremmo attesi delle soluzioni. Questa amministrazione – continua – avrebbe dovuto mettere alla guida dell’Amam una persona competente in materia visto che ci sarebbe tanto da fare all’interno dell’azienda. Se oggi dobbiamo fare i conti con simili problemi, figurarsi come possa essere mai possibile accorpare tutti i servizi». Il riferimento è al presidente dell’azienda, Leonardo Termini, che non è un tecnico. Oltre che alla volontà di palazzo Zanca di realizzare una multiservizi che accorpi la gestione dell’acqua, dei rifiuti e dei trasporti cittadini.
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