Mentre un tempo si rubavano, adesso si regalano

I nonni – quelli del ’68 e dintorni – ci raccontano che ai loro tempi rubare un libro non era un reato. Una delle primissime liberie Feltrinelli, quella aperta a Roma in via del Balduino in pieno ’68, fu chiusa dopo appena qualche mese semplicemente perché i giovani “contestatori” ci andavano a fare man bassa di libri che infilavano con noncuranza sotto l’eskimo (un giaccone tutto verde militare di moda a quei tempi). E i librai facevano finta di non vedere. Constatato il danno, l’editore amico del ’68 per eccellenza decise di correre ai ripari per evitare il fallimento e chiuse per qualche mese la libreria. Adesso invece – segno dei tempi mutati! – c’è qualcuno che s’è messo in testa di lasciare in giro proprio il libro che è piaciuto di più. Come se fosse il messaggio dentro la bottiglia lanciato nell’oceano della città. E lo si lascia in giro perché una sconosciuta o uno sconosciuto lo legga, nella convinzione che leggere un libro può cambiarti la vita.

Il bookcrossing (BC) è un’iniziativa, diffusa in tutto il mondo, che ha come obbiettivo principale la condivisione. Chiunque può partecipare, basta lasciare un libro in un luogo pubblico (su una panchina, sul tram, o in un’aula universitaria) così che venga “raccolto” da un’altra persona.

L’idea è di un americano, Ron Hornbaker, che nel 2001 attraverso un sito web, cominciò a far girare i libri. Con la registrazione sul sito, si ottiene un codice identificativo che dovrà essere inserito all’interno del libro stesso con altre informazioni che possano far capire lo scopo dell’iniziativa. Sembra un’idea un po’ folle ma in realtà è un modo per far circolare (nel senso stretto del termine) la voglia di leggere.

Il libro può essere liberato in diversi modi: in the wild, ovvero all’aria aperta, potete lasciarlo all’università, su una panchina; oppure attraverso il forum di bookcrossing, in questo caso si utilizzano le poste per far arrivare il libro a destinazione. Un’altra possibilità è portare il libro in una Crossing Zone, luoghi dove si è certi di trovare altri libri dell’iniziativa. Infine l’ultima opzione è quella di partecipare ai meetup tra i bookcorsari (nome italiano per indicare i partecipanti) e mettere il libro a disposizione dei presenti.

In Italia il fenomeno bookcrossing è arrivato nell’estate del 2002 ed è stato subito un grande successo. Da allora, infatti, vengono organizzati i meetup, che nelle grandi città come Bologna, Milano, Roma sono un appuntamento fisso ogni mese. Sul forum si stabiliscono le modalità dell’incontro, ci si incontra nelle librerie, nei pub o anche in piazza, e spesso si associa allo scambio dei libri una cena tutti insieme. Il più delle volte sono incontri tra sconosciuti che però hanno in comune una passione: la lettura. Il BC può essere, quindi, considerata una forma di corteggiamento? “Beh…non è una forma di corteggiamento, però effettivamente è facile incontrare persone interessanti, poi parli di un libro e magari scopri delle affinità; è anche un modo per conoscere gente senza mettere inutili barriere” così ci dice Chiara, che si è talmente appassionata al bookcrossing da sceglierlo come tema per la sua tesi di laurea.

Ma in Sicilia la situazione com’è? L’abbiamo chiesto a una bookcorsara catanese.

Come hai conosciuto il bookcrossing?
Navigando su internet. 

Cosa ti ha spinto a partecipare?
La curiosità di capire il meccanismo e l’amore per la lettura.

Gli incontri a cui hai partecipato come sono stati?
Ho partecipato solo ad un incontro ed è stato piacevolissimo. Caratterizzato da un animo di collaborazione e di un interesse comune ai partecipanti: la lettura. 

Ti è anche capitato di lasciare i libri in the wild?
Non ho ancora liberato libri, devo ancora superare la fase “attaccamento morboso alla mia libreria”, sentimento che cozza con le intenzioni di un buon bookcorsaro, ma pare sia un atteggiamento comune a molti, almeno finché non si prende il gusto della prima liberazione, rafforzato dal piacere del ritrovamento e della registrazione di quello che hai liberato. 

Secondo te la Sicilia è davvero pronta al bookcrossing?
A mio modestissimo avviso non credo in Sicilia si abbia quella stessa naturalezza che hanno al nord nell’organizzare e organizzarsi per le liberazioni. Noto diffidenza, paura e anche un sottile egoismo. 
Vorrei sbagliarmi, ma come in ogni cosa che riguardi cooperazione e collaborazione non trovo nessun sintomo favorevole alla cosa.
 

Secondo te organizzare un meetup o lasciare libri incustoditi all’interno delle facoltà potrebbe funzionare? In fondo sono luoghi dove di libri ne girano parecchi, ma sono solo didattici.
Non escludo che possa avere successo un meetup all’interno di una facoltà, ma prima bisognerebbe informare e coinvolgere gli eventuali partecipanti. Di sicuro c’è che un meetup comporterebbe uno scambio di libri e quindi lo vedo più fattibile di un ” abbandono” su un sedile o su un mezzo pubblico.

Chiedendo agli studenti di varie facoltà catanesi se conoscono il bookcrossing, viene fuori che in pochi ne hanno sentito parlare ma tutti ne sono incuriositi. Chi vorrebbe partecipare per disfarsi di libri universitari o chi la trova un’idea simpatica “perchè spesso si hanno montagne di libri inutilizzati e messi da parte, così invece si potrebbero usare“. 

D’ora in poi se ti dovesse capitare di trovare un libro sulla panchina dei Benedettini non guardarti intorno con l’aria persa, ma aprilo e comincia a leggere.

www.bookcrossing-italy.com

Katia Leonardi

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