«Non sappiamo se sarà uno sciopero vincente o no ma di sicuro ha bloccato lo spostamento ad altri reparti del trattamento che stiamo subendo noi». Non ha dubbi il sindacalista Serafino Biondo, che commenta così lo sciopero che va avanti da un anno all’interno dei Cantieri Navali di Palermo. Uno sciopero che riguarda certamente un piccolo reparto di Fincantieri, vale a dire una ventina di saldatori e carpentieri dell’area produttiva Osa A, e che però ha sforato le 50 settimane di protesta. Con i lavoratori che ogni giorno continuano a incrociare le braccia all’ultima mezz’ora del proprio turno di lavoro da otto ore. Il motivo è sempre quello, vale a dire la scelta presa dall’azienda a fine febbraio del 2017 di spostare la pausa mensa a fine turno.
«Una formula prevista e firmata dalle organizzazioni sindacali – ricorda Biondo, Rsu Fiom che è stato recentemente il più votato tra gli operai per il rinnovo delle cariche -. Già all’epoca decidemmo di contestare la decisione e di cominciare lo sciopero. Il merito principale a mio modo di vedere, oltre la durata in sé della protesta, è stato quello di impedire l’estensione dell’opzione ai reparti annessi. Penso ad esempio all’officina più grande connessa allo stabilimento, dove lavorano un centinaio di persone e in continuità con il nostro reparto».
Da un anno dunque va avanti il braccio di ferro tra l’azienda e gli operai, con i sindacati che cercano di mediare. Sembra che a tal proposito ci siano trattative che potrebbero portare a un esito soddisfacente. «Noi chiediamo mensilmente un incontro sulla questione – assicura ancora il sindacalista -, avevamo fatto delle proposte che non sono mai state prese in considerazione, come una pausa di venti minuti che ci consenta almeno un pranzo veloce più la pausa caffè. L’azienda aveva promesso poi che avrebbe attrezzato un’area per far consumare ai lavoratori un break veloce, ma anche questo è stato disatteso».
I lavori di saldo carpenteria sono, come sa bene qualunque lavoratore e come ribadisce lo stesso Biondo, «pesanti e usuranti»: gli operai del reparto indossano tute che possono pesare anche 15 chili e le temperature in officina superano non di rado i 40 gradi. Insomma: una questione di sicurezza, prima di tutto, per poter staccare in modo da poter riprendere le forze. In questo modo invece lavorano sette ore e mezza senza pause. «Abbiamo chiesto a suo tempo a Fincantieri – spiega ancora il rappresentante sindacale – le motivazioni dietro questa scelta. Ci dissero che serviva a recuperare dell’efficienza del reparto in causa. Niente di più sbagliato: dati di oggi alla mano, i livelli di efficienza del reparto non sono assolutamente migliorati».
MeridioNews ha provato a contattare Fincantieri per una replica, finora senza esito.
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