Se lo scontro sui vitalizi era stato l’antipasto, il piatto forte arriva con l’atteso dibattito d’Aula sui conti della Regione. I banchi del governo sono pieni, quelli dei deputati pure. L’imputato, in linea di principio, sarebbe l’assessore protempore all’Economia Gaetano Armao, che però non interviene, lasciando la sua difesa a Nello Musumeci, dopo il viaggio comune a Roma, lo scorso sabato, alla manifestazione di Matteo Salvini. Alla quale lo stato maggiore della Forza Italia miccicheiana nell’Isola, invece, non è andato.
«Nel corso della seduta del 24 settembre scorso – attacca subito Musumeci – il presidente dell’Assemblea regionale è intervenuto sulle dichiarazioni da me rese, nel corso di una conferenza stampa. Dichiarazioni finalizzate a chiarire la situazione del bilancio della Regione, a seguito dell’approvazione del nuovo consuntivo l’8 agosto 2019. Al termine di quell’intervento e dopo l’approvazione dell’ultimo disegno di legge collegato alla finanziaria 2019, veniva richiesta dai gruppi parlamentari di opposizione, e subito accettata dal Governo, una seduta dedicata all’esame della situazione finanziaria del nostro ente». Non ci gira attorno, insomma, Musumeci, e risponde a muso duro all’alleato di coalizione, nonché presidente dell’Assemblea. Il governatore prosegue il suo intervento sottolineando le imprecisioni sulla situazione finanziaria dell’Isola «lette su alcuni giornali». Legge le parole messe nero su bianco dall’agenzia di rating Moody’s a proposito dei conti della Regione, secondo cui «il profilo creditizio della Regione siciliana riflette risultati positivi del suo operato».
«Quanta differenza – aggiunge Musumeci – e quanta distanza naturalmente tra quello che si legge e quello che invece scrivono di noi alcuni giornali». Poi ecco la lunga arringa in difesa di Armao, del lavoro portato avanti in questi anni, degli uffici della Ragioneria, che hanno condotto un minuzioso esame di 64mila capitoli in uscita e 14mila capitoli in entrata. Ammette anche che «per sapere l’esatta quantificazione del disavanzo dobbiamo aspettare la parifica del rendiconto 2018 prevista, come mi ha comunicato personalmente la presidente della Corte dei Conti, solo il 13 dicembre prossimo». Il governatore ha più volte sottolineato che si è ritrovato a dover gestire una situazione finanziaria pesante e determinata dalle scelte compiute dal precedente governo Crocetta, in particolare sulla reimputazione dei residui.
«Stiamo lavorando alla prossima sessione di bilancio – ha aggiunto -, ma, come comprenderebbero anche le pietre, si dovrà fare ricorso per 60 giorni all’esercizio provvisorio». Conti alla mano, per restare in tema, non potrebbe essere diversamente: se la data per la parifica della Corte dei Conti è prevista per il prossimo 13 dicembre, «ci sarà il voto sull’assestamento di bilancio e poi quello sul rendiconto». Impossibile, dunque, approvare la manovra finanziaria entro fine dicembre.
Tra i primi a replicare al governatore, il presidente della commissione Antimafia Claudio Fava, secondo cui «prendersela con i titoli allarmistici dei giornali e spacciare il rating della Moody’s “BA1” come un premio o un salvacondotto, tacendo che quel bollino, sempre lo stesso dal 2013, ci confina in zona retrocessione, è un modo furbo e reticente per affrontare il disavanzo di otto miliardi nel bilancio della Regione».
Secondo Fava, da Musumeci l’opposizione si sarebbe aspettata «proposte e misure concrete, da un censimento delle partecipate regionali per capire quali liquidare a una spending review vera, capace di tagliare la ricostruzione dei borghi fascisti e le spese per le fiere equine a Militello. Sono arrivate solo parole autoassolutorie». Dello stesso avviso anche i deputati cinquestelle. Il primo a intervenire è stato Giovanni Di Caro: «Musumeci – ha detto – continua a scaricare responsabilità sul passato ma il passato è già questo governo, visto che dopo due anni porta in Aula il dibattito sulla situazione finanziaria della Regione».
Secondo il capogruppo Pd Giuseppe Lupo «il presidente della Regione ha fornito cifre, ma erano cifre sbagliate. E soprattutto non ha risposto sui punti più critici che abbiamo evidenziato: 142 milioni di euro bloccati durante l’approvazione della legge di stabilità ed altri quasi 400 milioni di euro di disavanzo. Da mesi – ha concluso – continua a nascondere la polvere sotto il tappeto».
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