Il questionario del test di ammissione per l’accesso ai corsi di Medicina e odontoiatria dell’anno accademico 2016/2017 «non è originale» e «le domande somministrate ai candidati sono state copiate integralmente da diversi eserciziari in commercio». Con questa motivazione il Consiglio di Stato ha dichiarato quel test illegittimo in via cautelare e ha disposto l’ammissione in sovrannumero al corso di laurea in Medicina e odontoiatria a favore di una studentessa palermitana, cui presto potrebbero seguire decine se non centinaia di altri ragazzi.
La battaglia legale è iniziata l’anno scorso con la pubblicazione dei primi risultati del test, la cui media voto era più che raddoppiata rispetto al test del 2015, passando da 31 a 61. E la spiegazione è molto semplice, secondo lo studio legale Leone-Fell & Associati che ha assistito un migliaio di ricorrenti in tutta Italia, un centinaio solo a Palermo: molti degli studenti che hanno affrontato la selezione – che, va ricordato, ha carattere nazionale – conoscevano già le risposte perché le avevano incontrate studiando sul proprio eserciziario, nonostante il bando prevedesse che i 60 quesiti dovessero essere predisposti da un soggetto competente e successivamente convalidati da una commissione d’esperti. «Palese quindi la grave disparità di trattamento tra coloro che hanno avuto la fortuna di studiare dal libro giusto – scrivono i legali -, dal quale sono stati tratti i quesiti, e chi, di contro, ha acquistato un altro eserciziario».
La responsabilità dell’inghippo sarebbe del Cineca, il consorzio interuniversitario formato da 70 università e 8 enti di ricerca che si occupa dei quiz, peraltro non nuovo a pasticci del genere: nel 2014 il Ministero dell’Istruzione fu costretto ad annullare per un errore umano il primo concorso nazionale per l’ammissione alle scuole di specializzazione di Medicina. Una grave anomalia che spinse alle dimissioni l’allora presidente Emilio Ferrari.
Ebbene, durante il dibattito dinanzi al Consiglio di Stato è emerso come il Miur «nel commissionare le domande, avesse chiesto esplicitamente al Cineca che il contenuto del test fosse inedito e non tratto da banche dati o eserciziari in commercio». Una richiesta messa per iscritto in un documento che però Viale Trastevere avrebbe cercato in tutti i modi di custodire, tanto che lo studio legale vi ha avuto accesso soltanto dopo aver presentato «un ricorso per l’accesso agli atti, un esposto all’Anac, un esposto alla Procura di Roma e perfino un’interrogazione parlamentare».
Adesso la richiesta degli avvocati è di «disporre l’immatricolazione della ricorrente in sovrannumero», anche per evitare che il primo anno del corso di laurea venga invalidato a discapito di chi è stato regolarmente ammesso nel 2016/2017. Molti altri studenti faranno probabilmente appello sulla base delle motivazioni del Consiglio di Stato, con grandi possibilità di ottenere la stessa favorevole sentenza. «Gli avvocati Francesco Leone e Simona Fell, a nome di tutto lo studio, esprimono soddisfazione per il risultato ottenuto – si legge in una nota -, frutto di un anno di lavoro e di impegno che ha, finalmente, portato a vedere riconosciuta la fondatezza della tesi elaborata dagli stessi, dichiarando illegittimo il test del 2016 e, disponendo l’ammissione in sovrannumero al corso di laurea in favore di coloro che lo scorso anno hanno presentato un ricorso».
«Anche quest’anno lo studio legale ha ricevuto centinaia di segnalazioni da parte di candidati che hanno lamentato, oltre a domande errate o fuorvianti, la non originalità di alcuni quesiti. Alla luce di questa importante decisione del Consiglio di Stato, risulta ancora più urgente effettuare tutte le verifiche del caso per scongiurare che anche il test di quest’anno risulti falsato», conclude lo studio legale.
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