Cinque milioni di euro delll’Unione Europea intascati dai boss siciliani che sfruttavano i contributi per lo sviluppo dell’agricoltura su terreni fantasma. A scoprirlo sono stati gli uomini del Gico della Guardia di finanza e del Ros dei carabinieri di Messina nell’ambito di un’indagine della direzione distrettuale antimafia coordinata dal procuratore Maurizio De Lucia.
Dalle prime luci dell’alba è scattata l’operazione che ha portato a 94 misure cautelari. Quarantotto sono finiti in carcere. Ma gli indagati complessivamente sono 194 per un’indagine che ha coperto sette anni, dal 2010 al 2017. Tra gli arrestati esponenti di storiche cosche della mafia di Tortorici, Bontempo Scavo e i Batanesi. Ai domiciliari anche il sindaco di Tortorici, Emanuele Galati Sardo, un notaio e alcuni dipendenti di centri assistenza agricola. Centocinquantuno le aziende agricole coinvolte.
Secondo le indagini, il sistema utilizzato per truffare l’Unione europea vedeva le aziende legate ai padrini chiedere i contributi Agea dichiarando di avere in affitto particelle di terreni di cui in realtà non disponevano. Gli investigatori hanno quindi consultato la lista dei terreni per i quali venivano richiesti i finanziamenti scoprendo che in alcuni casi appartenevano alla Regione, al Demanio, ai Comuni.
Contestati a vario titolo l’associazione a delinquere di stampo mafioso, il concorso esterno all’associazione mafiosa, il danneggiamento seguito da incendio, l’uso di sigilli e strumenti contraffatti, la falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atto pubblico, la falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atto pubblico, il trasferimento fraudolento di valori, l’estorsione, la truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche l’impiego di denaro, beni ed utilità di provenienza illecita.
L’indagine si è sviluppata in due diversi tronconi. Uno gestito dai carabinieri del Ros ha ricostruito l’assetto e la gestione del territorio dello clan dei Batanesi, diretto da Sebastiano Bontempo u uappo, Sebastiano Bontempo u biondino, Sebastiano Conti Mica, e Vincenzo Galati Giordano. L’altra indagine condotta dalla Guardia di finanza ha accertato come una costola del clan tortoriciano dei Bontempo Scavo, con al vertice Salvatore Aurelio Faranda, era riuscito ad estendere il centro dei propri interessi fino al Calatino, con al centro la mafia di Caltagirone. Nel corso delle indagini sono stati documentati nuovi incontri delle più antiche famiglie mafiose della Sicilia che tentavano di riorganizzarsi.
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