La massoneria non siede a sala d’Ercole e non trova spazio neanche a palazzo d’Orleans. Questo perlomeno a detta dei diretti interessati – deputati e componenti del governo – che, dopo l’approvazione a inizio ottobre della norma proposta da Claudio Fava, sono stati chiamati a dichiarare l’eventuale appartenenza a logge massoniche. In attesa che le documentazioni siano pubblicate sui siti istituzionali, trapelano indiscrezioni secondo cui tutti i politici regionali avrebbero assicurato di non indossare alcun grembiule.
A dire il vero, a mancare all’appello, come già ampiamente preannunciato, sono stati Eleonora Lo Curto e Antonio Catalfamo. La deputata marsalese dell’Udc e l’esponente messinese di Fratelli d’Italia sin da subito hanno dichiarato che si sarebbero sottratti alle prescrizioni di una legge ritenuta «liberticida», in quanto metterebbe nel mirino esclusivamente l’appartenenza alla massoneria tralasciando l’eventuale adesione a club service o realtà come l’Opus dei. «Rifiutarsi significa difendere il principio sancito dalla nostra Costituzione che assicura la libertà di associazione e non permette discriminazioni ai danni di nessun consociato che scelga di associarsi, anche nel caso della massoneria – dichiara Catalfamo a MeridioNews -. Io, per inciso, non sono massone ma non intendo dichiararlo pubblicamente perché così facendo verrei meno agli ideali liberali in cui fermamente credo».
In autunno, aveva fatto invece appello alla disobbedienza civile Lo Curto. La deputata a MeridioNews aveva ammesso di avere in passato collaborato con la massoneria per singole iniziative, ma di non avere mai avuto intenzione di aderire. Neanche quando aveva scoperto che il marito Pasquale Surace faceva parte di una loggia a Marsala. «Ma da tanto tempo è in sonno. Non partecipa a riunioni», ha sottolineato Lo Curto. I due parlamentari che hanno scelto la strada della disobbidienza a gennaio sono stati tra i relatori di un incontro tenuto proprio a palazzo dei Normanni a cui è stato invitato anche il Gran maestro del grande Oriente d’Italia Stefano Bisi. Quest’ultimo a febbraio è entrato in aperta polemica con l’arcivescovo metropolita di Palermo Corrado Lorefice, dopo il decreto che impedisce ai massoni di fare parte delle confraternite religiose.
Se da parte dei deputati viene dichiarata la distanza tra politica e logge, tre anni fa a portare la massoneria all’interno degli uffici regionali era stato un funzionario del dipartimento all’Energia. Nell’area antistante lo stabile vennero ritrovati documenti che rimandavano all’istituzione di una loggia – denominata Pensiero e Azione – il cui venerabile maestro sarebbe stato lo stesso funzionario.
Stando a quanto previsto dalla legge, a dover rendere noto l’eventuale rapporto con la massoneria sono anche i politici locali. Per il momento, però, ancora poco si sa sul contenuto delle dichiarazioni di sindaci, assessori e consiglieri comunali.
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