Di certo c’è solo il dibattito piuttosto animato attorno alla proposta di legge di Claudio Fava, che imporrebbe ai rappresentanti istituzionali siciliani di dichiarare se siano o meno appartenenti alla massoneria. Per il resto, eccetto tanti rumors, non è ancora chiaro tra i corridoi dell’Assemblea Regionale Siciliana se si riuscirà o meno a far approvare la norma dall’Aula. Ieri si sono registrate le critiche di chi, come il capogruppo di Forza Italia Giuseppe Milazzo o lo stesso presidente dell’Ars Gianfranco Micciché, solleva profili di incostituzionalità attorno alla norma.
A fare cerchio, invece, attorno al ddl del presidente della Commissione Antimafia sono il Partito Democratico, Sicilia Futura, il gruppo Misto e il Movimento Cinquestelle. Ma i deputati pentastellati non hanno nessuna intenzione di finire nel cono d’ombra mediatico di Fava, così questa mattina hanno convocato una conferenza stampa per esprimere ancora una volta il loro sostegno alla norma e denunciare anche alcuni giochetti d’Aula.
«So di persone – ha detto il vicepresidente dell’Assemblea, Giancarlo Cancelleri – che si sono mosse per contrastare il disegno di legge sull’obbligo di dichiarazione per i parlamentari appartenenti alla massoneria, qualche deputato è stato avvicinato». I tatticismi che si starebbero cercando di mettere in atto tra una chiacchierata tra i corridoi e un caffè alla bouvette del Palazzo, sarebbero diversi: dalla possibilità di far saltare la seduta facendo venire meno il numero legale, alla presentazione di una pregiudiziale di costituzionalità, fino al ritorno in commissione. Tutti escamotage per evitare l’approvazione del disegno di legge.
«Notiamo una grande paura nei confronti della parola massoneria», ha sottolineato ancora Cancelleri. «Qualcuno dei deputati – ha ammesso – crede davvero che la legge possa violare la privacy, ma altri difendono una posizione». Secondo il leader siciliano dei Cinque Stelle «in quell’Aula ieri si è respirato un grande imbarazzo nei confronti di una proposta di legge che non risolve alcun problema della Sicilia, ma che il Movimento Cinque Stelle sostiene con forza per una questione di trasparenza».
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