«Speziale e Micale innocenti». A recitarlo una serie di striscioni comparsi sugli spalti delle curve nord e sud dello stadio Angelo Massimino, durante l’incontro tra Catania e Chievo dello scorso 18 novembre. Che sono costati a tre tifosi rossazzurri una denuncia da parte della Digos etnea per incitamento alla contestazione. La sentenza della Cassazione che condanna Antonino Speziale e Daniele Micale per l’omicidio – avvenuto durante gli scontri post derby con il Palermo del 2 febbraio 2007 – dell’ispettore di polizia Filippo Raciti, pare non essere andata giù agli ultrà etnei che, subito dopo la pronuncia della condanna da parte dell’ultimo grado di giudizio, hanno contestato la decisione del Tribunale proprio tra i gradoni del Cibali. Comportamento, il loro, che, tra slogan e cartelli pro-innocenza non ha mancato di suscitare indignazione anche tra le pagine del nostro quotidiano. Claudio F. Spagnolo – blogger de La pelota no se mancha – all’indomani della partita, aveva bocciato senza appello la «solidarietà di qualche gruppetto di tifosi, di cui il calcio può fare tranquillamente a meno».
Gli striscioni inneggianti all’innocenza dei due ultrà catanesi – adesso in carcere con l’accusa di omicidio – non sono sfuggiti alla Digos di Catania che, con l’aiuto della scientifica, ha analizzato i filmati registrati dalle telecamere di sorveglianza, identificando e denunciando tre tifosi: C.G. di 22 anni, G.G. di 29 anni e C.M. di 25 anni. I primi due sono incensurati, mentre il terzo era già stato sottoposto a Daspo. L’accusa è di aver «esposto striscioni aventi un contenuto di evidente incitamento alla contestazione contro le indagini e le conseguenti sentenze di condanna della Cassazione (nei confronti di Speziale e Micale, ndr)». Andando contro all’articolo 2 bis della legge 4 aprile 2007: provvedimento emanato proprio dopo gli scontri al Massimino che hanno causato la morte di Raciti, per contrastare gli episodi di violenza durante gli incontri calcistici, e che vieta in modo assoluto «lintroduzione e lesposizioni di striscioni che comunque incitino alla violenza o che contengono ingiurie o minacce».
Non solo. I tre giovani sarebbero colpevoli anche di aver violato il regolamento duso del Massimino, per aver introdotto materiale non autorizzato. Che gli è anche costato il divieto d’accesso alle strutture sportive, emanato dal Questore e già notificato. I tre, però, non sarebbero i soli responsabili della contestazione. Sono infatti ancora in corso ulteriori indagini per identificare altri spettatori coinvolti nella medesima violazione.
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