Massimino, botta e risposta Comune-Catania-Leonzio Dal documento non firmato al «nulla osta» a Leonardi

L’affaire stadio si fa sempre più complicato. E ormai i toni, in comunicati stampa e conversazioni telefoniche, si sono fatti incandescenti. Dopo le polemiche sul documento di assunzione di responsabilità per l’uso dell’ex Cibali (che il Calcio Catania, a oggi, non intende firmare), arriva ieri una nota della società Sicula Leonzio che annuncia di avere ottenuto «il nulla osta da parte del Calcio Catania per disputare le partite interne allo stadio Angelo Massimino». A stretto giro, la replica dell’ufficio stampa del Comune etneo: «Il sindaco non ha alcuna intenzione di accordare tale disponibilità», si legge nella nota inviata alle redazioni giornalistiche. «Il manto erboso potrebbe avere seri problemi dalla disputa di maggiori gare – continua la nota di Palazzo degli elefanti – e soprattutto perché il Massimino è la casa del Calcio Catania». Un modo per mettere chiaramente i puntini sulle i di una storia che l’amministratore delegato della società rossazzurra, Pietro Lo Monaco, definisce «polpette». Mentre Giuseppe Leonardi, presidente della squadra di calcio lentinese, non nasconde la sorpresa: «Abbiamo inviato la richiesta anche al Comune e stavamo aspettando risposta. Non sapevo della presa di posizione del sindaco», dichiara.

L’assunzione di responsabilità
Per spiegare i contorni di questa intricata vicenda bisogna tornare indietro al 23 settembre 2017. Quando i dirigenti del Calcio Catania, ore prima della partita contro la Fidelis Andria, arrivano allo stadio Angelo Massimino e lo trovano chiuso. Il punto degli uffici comunali è uno: non si gioca se la società non firma il documento di assunzione di responsabilità. Un paio di pagine all’interno delle quali si spiegano gli obblighi di sicurezza ai quali i rossazzurri devono assolvere per giocare nell’impianto comunale. Anche perché, in mancanza di una convenzione di lungo periodo tra Calcio Catania e Palazzo degli elefanti, l’uso dello stadio viene dato alla squadra partita per partita, sulla base di una «concessione in uso» che viene ripetuta ogni volta che la formazione etnea disputa un match all’ombra dell’Etna. Dall’inizio della stagione, però, la società che milita in Serie C non ha voluto siglare il documento, pur continuando a giocare le partite interne nello stadio di casa. Consuetudine che si sarebbe dovuta interrompere la scorsa settimana, ma rispetto alla quale è stata concessa un’ulteriore deroga per motivi di pubblica sicurezza. «La sostanza delle cose sa qual è? – dice Lo Monaco, parecchio innervosito, a MeridioNews – Il documento serve solo a dimostrare, in questo momento, chi ce l’ha più duro. E siccome al Catania i piedi in faccia non li mette nessuno, il Catania non firma».

Il mancato appuntamento
In realtà, la questione è ancora aperta. Anche perché il documento di assunzione di responsabilità, stando a quanto si apprende, viene firmato da tutte le associazioni e le società sportive per qualunque impianto di proprietà del Comune. Regola che, secondo l’ad rossazzurro, per il Cibali non dovrebbe valere. O, quantomeno, dovrebbe essere sottoposta a concertazione. Da una parte Lo Monaco lamenta i costi eccessivi a cui deve fare fronte il club per la manutenzione del manto erboso («Il Comune di Catania dovrebbe darmi lo stadio Massimino in affitto con il manto erboso perfetto e le strutture perfette. Invece non lo fa: si prende il canone, le imposte sulla pubblicità…»), dall’altra l’assessora Valentina Scialfa ricorda la concessione, in cambio dell’impegno per il campo, dei bar all’interno dello stadio. «Ma i bar, quei tre, quattro bugigattoli, sono una perdita!», tuona l’ad. Per tentare di sanare il conflitto ed evitare uno scontro frontale tra il municipio e Torre del grifo, per ieri mattina al Comune sarebbe stato fissato un appuntamento, al quale nessuno della dirigenza rossazzurra si sarebbe presentato. «Nessuno mi ha invitato», attacca Pietro Lo Monaco. La mail – via posta certificata – con cui si convocava la riunione («Concordata giorni fa», precisava la nota stampa) sarebbe stata inviata alle 22.40 di giovedì, prevedendo l’inizio dell’incontro alle 10 del mattino di venerdì. Un’altra condizione inaccettabile per l’irritato direttore.

La questione Sicula Leonzio
In questo clima, di per sé acceso, la Sicula Leonzio – che non può usare lo stadio di Lentini per un problema di illuminazione – annuncia che giocherà le partite interne all’Angelo Massimino, ringraziando Lo Monaco per la disponibilità dimostrata concedendo loro il «nulla osta». E scatenando, di fatto inconsapevolmente, le ire del primo cittadino Bianco. «Il nulla osta non è il Catania a darlo – corregge Lo Monaco – lo deve dare il Comune. Che la Sicula Leonzio chieda “Do fastidio, eventualmente, se chiedo al Comune di Catania di venire a giocare qui?” è un gesto di cortesia. Poi, per cortesia, si risponde sì o no». Una questione tra sportivi, insomma. «Ho parlato col direttore e abbiamo chiesto la disponibilità dell’impianto – spiega a MeridioNews Giuseppe Leonardi, presidente della Leonzio – Già quest’estate avevamo avuto un’interlocuzione con il Comune e il punto era accordarsi col Catania. Adesso abbiamo chiesto a entrambe le parti contemporaneamente: Lo Monaco ha subito risposto e mi hanno detto che gli uffici comunali risponderanno lunedì». 

Sulla possibilità che il prato venga sottoposto a uno stress eccessivo, Leonardi ricorda che «come in tutti gli stadi, la gestione del manto la fa la società sportiva. Anche noi all’Angelino Nobili di Lentini facciamo lo stesso». E aggiunge: «Bisogna trovare un accordo col Catania per le spese. Il direttore si è messo a disposizione: siamo società vicine, problemi non ce ne saranno. Tra persone di calcio si concorda tutto facilmente, il Catania si è mostrato solidale, sulle cifre dialogheremo». A mettersi di traverso, però, c’è Enzo Bianco in persona. «Non lo sapevo – prosegue Leonardi – io pagherò un affitto: se ha giocato il Milan, perché non deve giocare la Leonzio? In ogni caso questa cosa mi spiazza, parleremo col sindaco». Lei l’assunzione di responsabilità la firmerà? «Certo, è normale, è un obbligo. Ma non conosco i dettagli della discussione tra il Comune e il Calcio Catania. Anche perché a Lentini la situazione è diversa: abbiamo una convenzione per vent’anni della struttura. Anche se, con le opere che abbiamo realizzato, abbiamo pagato sessant’anni di affitto», ride. 

Luisa Santangelo

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