L’estate è ormai alle porte e tra gli abituali frequentatori della spiaggia di San Teodoro a Marsala c’è chi solleva nuovamente (il problema, infatti, era già stato evidenziato nell’agosto dello scorso anno) la questione della collina di alghe creatasi a seguito delle prime operazioni di pulizia della striscia di sabbia all’altezza del molo, proprio di fronte alla strada da cui si accede in questo tratto di litorale nord marsalese, a poca distanza dalla foce del fiume Birgi.
Tra coloro che tornano a porre l’accento sull’irrisolto problema c’è anche Salvatore Rallo, ex ispettore di polizia in pensione. «Con le prime pulizie del gestore del molo – spiega l’ex poliziotto – c’è già una montagna di sabbia e alghe più voluminosa di quella che era l’estate scorsa. Con le prossime pulizie della spiaggia per la vicina estate sarà una vera montagna. Ma è possibile che le organizzazioni ambientaliste possano vietare di mettere le alghe un po’ più distante dalla spiaggia, anziché in quel luogo? Il piano paesaggistico prevede pure questo. È uno scempio per la natura, con rischio di qualche malattia a causa delle zecche di cane. In zona, infatti, si aggirano molti randagi. Il luogo, pertanto, necessita di un’opera di pulizia e disinfettazione prima dell’inizio della stagione balneare».
Anche perché, come accadeva quotidianamente la scorsa estate, parecchi bambini, giocando, scalavano la collinetta di alghe. Ai primi di aprile, intanto, il Comune ha aggiudicato l’appalto (biennale) per la pulizia delle spiagge libere. A vincere la gara è stata l’impresa marsalese New System Service, offrendo un ribasso del 35,55 per cento sull’importo a base d’asta di poco superiore a 200mila euro. E tra le spiagge da pulire rientra anche quella di San Teodoro, tradizionalmente sempre molto affollata. La pulizia dovrà essere quotidianamente assicurata nel periodo compreso tra il 15 giugno e il 30 settembre.
Il problema, però, è che le alghe (posidonia), per legge, non possono essere trattate come normali rifiuti e al termine della stagione estiva dovrebbero essere riportate laddove erano. Per questo motivo vengano accatastate non lontano dalla spiaggia. La scorsa estate, alcuni bagnanti evidenziarono i pericoli cui potevano andare incontro giocando a fare gli scalatori su quella collina. «Tra le alghe – sottolineavano – possono esserci pezzi di legno scheggiati, chiodi e forse anche cocci di vetro. Insomma, tutto quello che si può trovare sul litorale. La ruspa, quando entra in azione, non fa differenza tra alghe e tutto il resto».
Appresa la notizia delle lamentele dei bagnanti, il sindaco Alberto Di Girolamo, lo scorso agosto, dichiarò: «Controlleremo. Vedremo se tra le alghe c’è anche qualcosa che può costituire un pericolo per i bambini». Quello della corretta rimozione della posidonia dalle spiagge è un vecchio problema, che anche in passato ha messo in difficoltà le varie amministrazioni che si sono succedute. Ai primi di luglio del 2012, infatti, a fronte dell’inerzia dell’assessorato regionale al Territorio e Ambiente che ancora non si decideva a spiegare come smaltire i cumuli di alghe sulle spiagge, l’allora sindaca Giulia Adamo, stanca di attendere, intervenne annunciando che la posidonia poteva essere trasformata in concime. Il Comune chiese, quindi, provocatoriamente, alla Regione l’autorizzazione per trasportare le biomasse al centro di stoccaggio della Sicilfert per utilizzarle come compost in agricoltura. Naturalmente, il progetto non andò in porto.
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