Marlene Kuntz

questo disco è bianco perché celebra il pudore.
MARLENE KUNTZ 

“Bianco Sporco”  (2005)

“Questo disco è bianco perché celebra il pudore.
E quando lo fa spudoratamente… si sporca”.
 

Il bianco, quello piú effimero anzi posticcio e con un talento unico per sporcarsi macchiandosi di vizi e polvere. Un “Bianco Sporco” é quello del mondo, visto, mal digerito e “poetizzato” dai Marlene Kuntz per questo loro sesto album in studio; il primo senza Dan Solo (che abbandona il gruppo al seguito di disagi divenuti insanabili e riguardanti difficoltà di natura pratico/organizzativa e umana”, cosi recita il comunicato stampa) ed il suo basso ritmico e, quindi, anche il primo da formazione aperta.

C’è lo “Zio” Maroccolo (conoscenza decennale di Godano &Co.) che pizzica le quattro corde in un salto acrobatico verso il passato in cui il buon Gianni ha rappresentato il talent scout, lo sponsor e la rampa per la band piemontese e c’é una nuova dimensione di arrangiamenti lavorati fino allo sfinimento.

Il singolo Bellezza ha aperto la strada all’album con la sua dolce cadenza e con i violini della musicista ungherese Eszter Nagypal; la ballata é intensa, grondante magia ed appare come la fuga del poeta-Godano dalla freddezza di un circolo materiale e vizioso alla ricerca di una bellezza perduta, nascosta ed “inutile” come quella coccolata spesso dai poeti.

Quest’ultimo brano ma anche Mondo Cattivo, Nel Peggio, Amen fanno di Bianco Sporco un concept album sulla societá d’oggi e sul suo risucchio malevolo ed ipocrita o come scrive Godano in A chi Succhia

 

Non c’é volontá di comprendere

E questo corrompe la societá

Cui riesce piú semplice credere

Che i buoni son qua

E i cattivi la’

 

E, cosí, dopo il moscio Senza Peso i Merlene Kuntz tornano a gridare in silenzio, come una sorta di strillo che riesce ad evadere tra le fessure di denti serrati e, magari, “fingendo la poesia” riescono pure a catturare qualche attimo di una bellezza che sa essere estremamente sfuggente e timida.

Insomma il destino del rock made in Italy.

Riccardo Marra

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