Un ben servito ampiamente annunciato, ma che fino all’ufficialità credeva di potere evitare. Maria Laura Paxia è soltanto l’ultima degli epurati in casa cinquestelle. Un’emorragia che sembra non avere fine, continuando a incidere nell’ormai precaria immagine di solidità di quello che, numeri alla mano, continuerebbe a essere il partito di maggioranza relativa in Parlamento. Tuttavia dal trionfo alle Politiche del 2018, di acqua sotto ai ponti sembra esserne passata parecchia e oggi la componente grillina all’interno del governo Draghi per molti rappresenta un contentino che si poteva anche rifiutare invece di partecipare a un esecutivo di intese così larghe da dare l’idea dell’ammucchiata. L’imprenditrice catanese, eletta nel collegio uninominale, ha pagato la scelta di astenersi al momento della fiducia.
Come ci si sente a essere accompagnati alla porta per avere espresso una perplessità?
«Sono molto serena, era un rischio annunciato. La mia astensione è dovuta a un motivo specifico: sono preoccupata che questo governo, per come è nato, possa essere totalmente sbilanciato verso il Nord. Non sono stati assegnati ministeri importanti ai cinquestelle, che normalmente sono coloro che più sono attenti al Mezzogiorno. Dopo avere capito quale squadra di governo sarebbe stata formata, ho cambiato parere e non mi sono sentita di dare un sostegno pieno».
C’è chi dice che Paxia non ha votato la fiducia perché ambiva a una nomina importante che non è arrivata.
«Guardi io posso dirle che prima della fiducia mi era stato proposto un ruolo di responsabilità, ma ho rifiutato perché volevo essere libera nel prendere la decisione di appoggiare o meno il governo. L’avessi accettato sarei stata vincolata, quindi le cose stanno in maniera completamente diversa».
Che Movimento 5 stelle lascia?
«Le trattative per il governo hanno visto totalmente perdenti i cinquestelle. Il 72 per cento delle risorse del recovery fund verrà gestito da ministeri dove non ci siamo. Alla Transizione ecologica c’è Roberto Cingolani, che sulla carta era dei nostri, ma in realtà è un tecnico. Ha partecipato a un evento organizzato da Casaleggio, ma anche alla Leopolda. La verità è che molti parlamentari non lo conoscevano. Quindi per rispondere alla sua domanda, il Movimento non scoppia di certo di salute».
Si sente tradita?
«In tre anni ho sempre votato in linea con il gruppo e non ho mai fatto un’assenza. Il mio voto non è stato in dissenso, ma ho solo espresso una preoccupazione di fronte a un premier che neanche è stato scelto da noi. Sinceramente non pensavo che sarei stata espulsa».
Adesso immagino che qualcuno si chiederà se continuerà a restituire parte dello stipendio. A proposito, che farà?
«Quello è un regolamento del Movimento 5 stelle che ho sempre rispettato com’è giusto che fosse. Adesso, considerato anche dovrò affrontare spese che non saranno più sostenute dal gruppo, non continuerò. E non credo neanche di dover dimostrare nulla a nessuno, non sono uscita dal Movimento perché non volevo versare. Sono stata buttata fuori».
Secondo lei, in queste tensioni che attraversano il partito e nel volere andare avanti a tutti i costi con questa legislatura incide il vincolo del secondo mandato?
«Ho sempre pensato che queste regole non fossero utili per il Movimento. Perdere un know-how politico non credo sia conveniente. Ritengo verosimile che qualcuno troverà il modo per togliere il vincolo, ma non è più un mio problema».
Neanche in Sicilia la situazione in casa grillina è rosea. Dov’è che si è sbagliato?
«Io credo che abbiamo perso il contatto con il territorio. Abbiamo pagato il non avere avuto un capo politico nell’ultimo anno, ma prima ancora il fatto che Di Maio abbia perso tempo prima di dimettersi. Tutto ciò ci ha danneggiato, creando effetti a cascata, anche a livello regionale».
Il M5s è cresciuto sostenendo di poter governare da solo. Poi però si è alleato con la Lega, con il Pd e oggi è dentro una maggioranza amplissima. Ciò non disorienta gli elettori?
«Abbiamo sempre governato sulla base di contratti. Sia quando eravamo con Salvini che quando siamo stati con il Pd. Il problema è che in questo governo si è arrivati senza concordare nulla. Saremo minoranza nella maggioranza. Gli altri partiti potranno demolire i nostri temi e le cose che abbiamo sempre difeso».
Quale sarà il futuro di Maria Laura Paxia?
«In questi anni che restano per completare la legislatura continuerò a portare avanti le battaglie per cui sono stata votata. Rivendico ogni tema portato avanti dal Movimento e oggi c’è chi in privato mi riconosce di essere stata più grillina di chi invece è rimasto. Per il futuro vedrò cosa si formerà all’orizzonte, non nego di avere ancora voglia di impegnarmi in politica ma solo se ci saranno le giuste condizioni. Così non fosse, tornerò a fare il mio lavoro da imprenditrice e questa sarà stata una bellissima parentesi della mia vita».
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