«I collegati? Non erano una nostra scelta, dipendono dalla normativa nazionale». Ad ammetterlo, a margine della conferenza stampa congiunta tra il governatore Nello Musumeci e il ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia, in visita istituzionale a Palermo, è Toto Cordaro, assessore regionale al Territorio con delega ai rapporti con l’Assemblea. Cordaro torna sulla spinosa querelle che già lo scorso settembre sancì la spaccatura tra Musumeci e Gianfranco Micciché, sulle responsabilità politiche dei collegati alla Finanziaria. Il governatore in conferenza stampa aveva parlato di volontà dell’Assemblea. Micciché, dal canto suo, aveva rispedito al mittente le responsabilità dei disegni di legge, presentati dal governo.
Adesso Cordaro riporta la palla al centro, appellandosi alla normativa nazionale che prevede che in allegato al DEF (il documento di economia e finanza, ndr) siano indicati «gli eventuali disegni di legge collegati alla manovra di finanza pubblica, ciascuno dei quali reca disposizioni omogenee per materia, tenendo conto delle competenze delle amministrazioni, e concorre al raggiungimento degli obiettivi programmatici».
Insomma, nonostante le polemiche, almeno un collegato alla prossima Finanziaria ci sarà. In ogni caso, dalle parti della giunta, al gran completo questa mattina a Palazzo d’Orleans per la seduta straordinaria alla presenza di Boccia, si respira un «parziale ottimismo» sull’attesa relazione di parifica, che la Corte dei Conti renderà nota il prossimo 13 dicembre. Da quel momento, com’è noto, sarà corsa contro il tempo. Intanto per esaminare e approvare i debiti fuori bilancio fermi in seconda commissione in attesa di essere esaminati, proprio per via di qualche tensione col governo. E non è l’unico caso in cui la commissione Bilancio ha manifestato il proprio disappunto rispetto all’operato dell’esecutivo. Al contrario, già sul cambio di destinazione di alcuni fondi del Patto per il Sud, la commissione Bilancio aveva fatto la voce grossa chiedendo chiarimenti.
Ma il percorso in salita non finisce qui: sulla base delle indicazioni della magistratura contabile, infatti, bisognerà passare alle variazioni e all’assestamento di bilancio, «per arrivare a fine anno a un bilancio necessariamente snello» ammettono i vicinissimi al governatore.
Il primo inquilino di Palazzo d’Orleans, in soldoni, punta a non ricorrere all’esercizio provvisorio, come invece annunciato nella seduta sui conti della Regione. Numeri alla mano, le perplessità su un cronoprogramma così fitto sono diverse, ma dalla giunta remano dritto: «Se c’è la volontà politica, tutto è possibile». L’espediente potrebbe essere quello di un’unica seduta di Sala d’Ercole, che potrebbe essere aperta a fine anno e sospesa (dunque non formalmente chiusa), per riprendere i lavori d’Aula già nei primi giorni del 2020. L’obiettivo in quel caso sarebbe quello di arrivare ad approvare la manovra già nelle prime settimane di gennaio, evitando – quantomeno a livello formale – il ricorso all’esercizio provvisorio. Sempre ammesso che quella «volontà politica» dalle parti degli alleati di governo in Assemblea, ci sia realmente.
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