In occasione della votazione in Parlamento per il rinnovo delle missioni internazionali, le realtà antirazziste palermitane scendono in piazza per ribadire il loro dissenso negli accordi con la Libia. Quello di Palermo è un presidio di appoggio alla manifestazione nazionale che si è tenuta in contemporanea in piazza Montecitorio a Roma.
«Siamo davanti alla Prefettura alla vigilia della discussione in Parlamento sul rifinanziamento della “missione” in Libia (ossia dei campi di detenzione libici – dove le persone vengono spesso torturate, stuprate e sottoposte a lavori forzati – e della cosiddetta guardia costiera libica, che opera per conto dell’Unione Europea respingimenti altrimenti illegali – si legge nel comunicato scritto dalle associazioni impegnate nella manifestazione – Torniamo in piazza per denunciare la responsabilità delle autorità italiane per le continue stragi di persone migranti nel Mediterraneo centrale e il ciclo di violenze, sfruttamento e violazioni dei diritti umani a cui sono sistematicamente sottoposti migranti e rifugiati/e in Libia».
La manifestazione intitolata Libia: una benda per non vedere? ha visto un centinaio di manifestanti che hanno inscenato un flash-mob: hanno indossato una benda, a coprire gli occhi, per simulare «l’atteggiamento omertoso delle istituzioni italiane».
«Com’è possibile che l’Unione Europea e il governo italiano possano vedere nel finanziamento alla guardia costiera libica una soluzione reale per rispondere all’emergenza?» è la domanda che proposta da tanti manifestanti.
Le rivendicazioni delle realtà antirazziste che hanno organizzato il presidio:
–No al rinnovo della missione in Libia e alla prosecuzione della cooperazione con le autorità libiche senza garanzie concrete sulla protezione dei diritti umani di persone migranti e rifugiate;
–No al sostegno e alla collaborazione con la guardia costiera libica finalizzato al respingimento forzato in Libia delle persone intercettate in mare;
-Sì all’evacuazione immediata delle persone rinchiuse nei centri di detenzione libici e all’estensione dei canali di ingresso regolari per persone migranti e rifugiate;
-Sì al ripristino di un sistema istituzionale di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale e al riconoscimento del ruolo essenziale svolto dalle Ong per la salvaguardia della vita in mare.
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