Un lungo lunedì con una serie di assemblee pubbliche che si terranno da nord a sud per tutta la giornata. Sul tavolo comune, il destino dell’università italiana. Dopo la netta presa di posizione dei ricercatori precari che hanno deciso di ritirare le disponibilità alla didattica per protestare contro i tagli e il blocco del turn over che accompagneranno la riforma del ministro Gelmini, quella che sembrava una sorta di spauracchio si sta trasformando in un incubo per rettori e senati accademici.

Il primo nemico della protesta, il rettore dell’Alma Mater di Bologna Ivano Dionigi, aveva lanciato un ultimatum e provocato uno scontro vivace con la proposta di sostituire i ricercatori “indisponibili” con docenti a contratto. Viste le difficoltà economiche collegate a tale soluzione, la discussione continuerà oggi alla presenza dei presidi di facoltà. Tra le possibili opzioni, lo slittamento dell’inizio delle lezioni e lo spostamento al secondo semestre dei corsi a rischio.

Anche a Milano si fa sentire forte la voce dei ricercatori precari: senato e consiglio d’amministrazione della Statale dovranno decidere se schierarsi con i ricercatori – spostando l’avvio delle attività in vista della discussione in Parlamento della riforma – o se adottare la linea “lealista” nei confronti del ministro Gelmini. Problemi anche a Torino, mentre in Sardegna i rettori delle due università dell’isola hanno chiesto la sospensione delle proteste.

A Catania già da luglio si paventa l’ipotesi del blocco della didattica. L’assemblea che si terrà al dipartimento di Fisica oggi alle 15 è stata convocata dal coordinamento unico docenti-precari-studenti che ha invitato sia il rettore Antonino Recca che i presidi delle dodici facoltà.

All’università etnea la percentuale di ricercatori che finora hanno assicurato l’indisponibilità alla didattica si aggira attorno al 33%. Un numero che – se confermato – mette a rischio il sistema catanese alla vigilia dell’inizio ufficiale dell’Anno Accademico soprattutto in alcune aree. Secondo i dati raccolti da Rete 29 aprile, la facoltà di Lingue e letterature straniere (su cui grava anche il rischio di chiusura per la realizzazone del polo umanistico) è quella che registra il picco dell’adesione alla forma di protesta: su 28 ricercatori sono 27 gli indisponibili. Seguono Agraria (88%), Scienze e Scienze politiche (70%). Al momento non si uniranno ai colleghi i ricercatori di Economia, Lettere, Scienze della formazione e Medicina.

Anche il sindacato catanese ha convocato un’assemblea per fare il punto sulla situazione del precariato universitario. All’incontro di mercoledì sono stati invitati il Rettore e il Direttore amministrativo Lucio Maggio.

Durante le assemblee estive si era chiesto al prof. Recca un maggiore impegno nella difesa della categoria, agendo anche attraverso la Conferenza dei rettori di cui è membro. Non sono arrivate però risposte positive. Al momento non è confermata la presenza del Magnifico all’appuntamento di oggi.

Agata Pasqualino

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