Mal Comune mezzo gaudio?

Ormai lo sanno anche i sassi che il Comune di Catania non naviga in buone acque economicamente e, vuoi o non vuoi, si assiste al classico batti e ribatti per stabilirne le responsabilità.
Sul bilancio che grava pesantemente (è proprio il caso di dirlo) sull’attuale amministrazione si è discusso fino allo scorso mercoledì, in sede di Consiglio comunale al quale, riferiamo per dovere di cronaca, ha partecipato uno sparuto gruppo di consiglieri, perlopiù dell’opposizione.

Questa volta (ogni tanto capita) a farne le spese sono un po’ tutti. Il “buco” del Comune, che oscilla fra i 200 e i 50 milioni di euro, a seconda da che lato si porge l’orecchio, è tale da costringere persino i consiglieri comunali e il personale dipendente a “soffrire” dei disagi. Così, mentre Giuseppe Berretta, consigliere dei DS che si occupa dei Servizi sociali, ci parla di “totale immobilismo, non si possono avere neanche le fotocopie degli atti”, Caruso e Belluardo, del Movimento per l’autonomia, commentano come “il consiglio comunale sia privo degli strumenti essenziali come strutture informatiche, cancelleria, la carta e i toner delle stampanti per avere anche una copia del bilancio”.
La vita al Comune non è più rosea per altre figure, come il commesso d’aula il quale, oltre a tirare un sospiro al solo sentire nominare la carta, inizia a sentire anche la mancanza del sapone nei bagni.
L’ufficio stampa, da parte sua, vede enormemente limitato il proprio lavoro dalla totale mancanza di risme di carta sia per ricevere che per inviare fax e, aggiungono gli addetti che abbiamo sentito, “mancano i fondi per cambiare i toner delle stampanti, per fare dei corsi di formazione e aggiornamento al personale, per migliorare le apparecchiature necessarie e non si ricevono più i quotidiani da quasi un anno”. Sembra infatti che l’abbonamento ai giornali sia stato sospeso per debiti accumulati nei confronti del fornitore.

Insomma, si lavora con quel che si può.

Ma, come sempre accade quando ci sono problemi, ne pagano le conseguenze soprattutto i più deboli, così come denuncia Berretta in sede di Consiglio, esibendo un disavanzo complessivo di 7 milioni di euro che vanno a ricadere gravemente sui servizi offerti a minori, anziani e portatori di handicap, con la chiusura dei centri di accoglienza o i servizi di telesoccorso.

C’è da sperare in una soluzione a breve termine?
Secondo quanto è emerso durante il Consiglio, la contromisura attuata, con delibera di Giunta e non appellabile, sarebbe quella della dismissione di gran parte degli immobili di proprietà comunale, che dovrebbe assicurare una buone dose di “ottimismo” alle casse del Comune. Ma anche qui non mancano le polemiche: sia Berretta che i consiglieri del MpA non ritengono che la dismissione dei locali comunali debba essere la strategia principale per far fronte al debito, in quanto “servirebbe solo momentaneamente. Se non si trovano altre soluzioni si corre il rischio di ricadere nella stessa situazione e di non avere più neanche il patrimonio immobiliare”. Un’idea potrebbe essere, dice Salvo di Salvo, “quella di individuare una strategia di tipo industriale e partecipata con la Sidra, l’AMT o l’Asec, come accade nelle grandi città, per contribuire così alle casse del Comune”.

E così, mentre a Palazzo degli Elefanti si fa a gara per spartirsi un intero foglio A4, fuori mancano i soldi per offrire i servizi di base a anziani, portatori di handicap e minori i quali, questi ultimi, probabilmente non potranno andare più nemmeno a svagarsi nei campi di calcio comunali che, ad esclusione dello stadio Cibali, a breve diverranno proprietà privata.

Michele Spalletta

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