Giovanni Domenico Scimonelli, imprenditore ritenuto tra i fedelissimi del capo latitante di Cosa nostra, Matteo Messina Denaro, torna al centro delle attenzioni della magistratura. La sezione misure di prevenzione del Tribunale di Trapani, su richiesta del questore, ha disposto un sequestro preventivo di tre milioni di euro.
A eseguire il provvedimento è stata la polizia e la guardia di finanza di Trapani. Scimonelli è considerato elemento fondamentale nella catena di comando di Messina Denaro, con un ruolo specifico nella gestione finanziaria delle risorse riconducibili al boss.
A inizio maggio, il gup del Tribunale di Palermo Walter Turturici ha condannato a 17 anni l’imprenditore, arrestato insieme ad altre dieci persone nell’ambito dell’operazione Ermes dell’estate scorsa, inchiesta che fece luce su quelli che vennero definiti i «postini» di Messina Denaro. Lo stesso Scimonelli sarebbe legato all’omicidio di Salvatore Lombardo, ucciso a Partanna nel 2009, per aver compiuto un furto a un furgone che riforniva supermercati riconducibili allo stesso imprenditore.
«È sempre più terra bruciata attorno a Messina Denaro e stavolta abbiamo colpito uno dei suoi canali finanziari più floridi», commenta il dirigente della Divisione anticrimine della polizia di Trapani, Manfredi Lo Presti. «Scimonelli era il raccordo tra la compagine mafiosa e il latitante, agendo attraverso l’imposizione di tangenti nei confronti di imprenditori che si aggiudicavano le gare d’appalto», conclude.
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