Mafia, danneggiato il ristorante di Natale Giunta Lo chef palermitano: «La mia vita è mezza rovinata»

Natale Giunta, noto al pubblico italiano per le apparizioni a La prova del cuoco, è uno chef palermitano, titolare del ristorante Castello a Mare in via Filippo Patti, nei pressi del porto di Palermo. In questi giorni, Giunta è stato vittima di alcune intimidazioni di matrice mafiosa: i criminali si sono introdotti nel suo ristorante e hanno danneggiato i locali interni. Un modo per fare pressione affinché lo chef paghi delle somme alla mafia per le sue attività di catering e ristorazione.

«È una storia senza fine che – afferma il cuoco – va avanti da due anni. Da allora avrò fatto circa quindici denunce». Per Giunta non si tratta più di timore, ma di stanchezza mentale e fisica che lo accompagna ormai da quando ha presentato la prima denuncia, nel 2012: «Continuo ad avere preoccupazioni, problemi, perdite di tempo; non parliamo solo di paura», spiega. «L’altro ieri sera, dopo settimane di lavoro senza sosta, avevo deciso di andare a dormire tranquillo, se non fosse stato per l’arrivo dei carabinieri, alle 2.30 del mattino, alla mia porta, che mi annunciano dei danni al ristorante – racconta lo chef -. La vita quotidiana diventa inquietante, ma dobbiamo andare avanti».

Gli estorsori sono stati arrestati proprio in questi giorni, per cui si pensa che l’intimidazione della notte fra l’1 e il 2 marzo nasca proprio come vendetta. «Non so se i danni siano conseguenti all’arresto, so solo che vorrei fare il mio lavoro, che amo, tranquillamente, senza dovermi preoccupare di pagare il pizzo», commenta Giunta. Che, nonostante ciò, annuncia «Non mi sono pentito di nulla in questi due anni. Rifarei ciò che ho fatto anche se la mia vita è mezza rovinata. È incredibile come dall’oggi al domani la vita ti travolga».

Nel ringraziare giornalisti, scorte e carabinieri, lo chef palermitano racconta: «Il prefetto di Palermo, Francesca Cannizzo, si era fin da subito preoccupato per me, solo che a gennaio ha deciso di ridurmi la scorta perché giudicava la mia situazione “calma e tranquilla”. In realtà di calmo e tranquillo non c’è nulla. A volte vengono fatte delle valutazioni assurde». La vittima, sull’onda dello sfogo, racconta anche che, quando va negli studi televisivi di Rai1 non viene accompagnato da nessun agente, «ma poi gli stessi organi di vigilanza mi dicono di non pubblicare online dove vado, quello che faccio… Mi devo pure preoccupare di pubblicare ciò che mi dà il pane, ovvero il mio lavoro. È una cosa folle».

Marco Tranchina

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