Cosa nostra, colpiti i mandamenti di Palermo C’era una donna a capo del clan, 25 arresti

Un nuovo duro colpo è stato inferto ai mandamenti di San Lorenzo e Resuttana a Palermo: in totale sono 25 gli arrestati. Dopo i recenti blitz allo Zen, a Borgo Vecchio e a Santa Maria di Gesù, infatti, oltre 200 carabinieri del capoluogo supportati da due elicotteri del nono Elinucleo di Boccadifalco, da cinque unità cinofile del Nucleo di Palermo Villagrazia, da militari del 12esimo Reggimento carabinieri Sicilia e dello Squadrone Cacciatori Sicilia, su delega della Procura distrettuale, hanno eseguito, nell’ambito dell’operazione Talea un provvedimento restrittivo a carico di 25 indagati, accusati di associazione mafiosa, estorsione consumata e tentata, danneggiamento, favoreggiamento personale, ricettazione, tutti commessi con l’aggravante del metodo e della finalità mafiosi.

L’indagine ha permesso di ricostruire gli assetti e le dinamiche criminali delle famiglie mafiose di San Lorenzo, Partanna Mondello, Tommaso Natale e Pallavicino/Zen – tutte appartenenti al mandamento di San Lorenzo – e della famiglia mafiosa di Resuttana – facente invece parte dell’omonimo mandamento unitamente alle famiglie mafiose di Acquasanta e Arenella). Le indagini, inoltre, hanno svelato il ruolo di una donna alla guida del mandamento di Resuttana, riconducibile alla famiglia Madonia. Si tratta di Maria Angela Di Trapani, moglie dello storico boss di Resuttana, Salvino Madonia.

Gli arrestati sottoposti alla custodia cautelare in carcere sono Filippo Bonanno, Ignazio Calderone, Vincenzo Di Maio, Francesco Di Noto, Maria Angela Di Trapani, Renato Farina, Antonino La Barbera, Francesco Paolo Liga, Pietro Salsiera, Fabio Schiera, Corrado Spataro, Massimiliano Vattiato, Sergio Napolitano, Giovanni Niosi, Antonino Catanzaro, Lorenzo Crivello, Salvatore Lo Cricchio, Sergio Macaluso, Domenico Mammi, Vincenzo Maranzano, Pietro Salamone, Giuseppe Sgroi. Ai domiciliari invece Giovanni Mannitta, Stefano Casella, Antonino Tumminia. 

I pentiti hanno già in passato parlato del ruolo di Mariangela Di Trapani, tanto che la donna venne arrestata nel 2008. Per gli inquirenti reggeva le sorti del clan mentre il marito, pluriergastolano, era detenuto al 41 bis, riuscendo a portare all’esterno gli ordini che il boss mandava ai suoi dal carcere. Condannata a 8 anni, ha scontato la pena. Dall’inchiesta dell’Arma viene fuori il ruolo attuale della donna, che avrebbe preso le redini del clan, e il peso che la famiglia Madonia continua ad avere in Cosa Nostra. Tra le decisioni veicolate all’esterno grazie al contributo della Di Trapani, secondo gli inquirenti che l’arrestarono nel 2008, ci sarebbe stata quella di eliminare l’allora reggente di San Lorenzo Giovanni Bonanno, che, oltre a a fare la cresta sulle casse del clan, avrebbe messo in giro la voce che il figlio di Mariangela e Salvino Madonia, Francesco, sarebbe frutto di un tradimento e non di un concepimento in provetta.

Le indagini hanno messo in luce, infine, che Cosa nostra stava per tornare a uccidere: nel mirino Giovanni Niosi, uomo d’onore già arrestato in passato. Mestiere ufficiale vigile del fuoco, fedelissimo del boss Salvatore Lo Piccolo con la passione per il cinema, Niosi doveva morire perché aveva deciso di patteggiare una condanna: scelta ritenuta dai mafiosi disdicevole. A salvargli la vita sarebbe stata la mediazione dei vertici mafiosi del clan di Porta Nuova.

Redazione

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