Ma cu tu fici fari, ecco la Palermo vista dagli altri «Ho scelto di vivere qui circondato dalla bellezza»

Alcuni li chiamano artigiani digitali, altri imprenditori culturali, altri ancora visionari. Hanno fondato la loro start-up a Palermo, ma non sono in nessun modo palermitani. Scansionano sculture, soprattutto teste e busti del passato, e attraverso l’uso della stampa 3D realizzano dei cloni identici in ogni dettaglio all’originale ma in coloratissima fibra di mais anziché marmo. I loro studi si trovano al primo piano nobile di uno splendido palazzo nel cuore del centro storico, gessi della scuola del Serpotta e opere d’arte contemporanee, un luogo dalla bellezza avvolgente.

Il fondatore di Artficial si chiama Giorgio Gori, ha solo 23 anni e sta per laurearsi in fisica, proprio qui all’università del capoluogo siciliano, ma non è palermitano. «A Palermo sono arrivato per scelta – dice – ho viaggiato tanto, ma qui ho trovato una qualità di vita molto alta. Palermo è uno di quei posti che si tiene nella vita, è un punto di riferimento. Non ho legami affettivi o di sangue con questa terra, ma sento che è un posto dove vale la pena vivere. Sto studiando qui ma dopo la laurea triennale in fisica penso mi sposterò a fare la specialistica fuori dalla Sicilia».

Una start up culturale con un progetto originale e contemporaneo che avrebbe potuto trovare il suo centro produttivo a New York, Parigi o in qualsiasi altra città del mondo. La famiglia di Giorgio è da sempre legata alla promozione, allo studio e alla ricerca sul tema dei beni culturali ma ha scelto, contro qualsiasi previsione, di stabilirsi in uno posto dove l’economia culturale non ha ancora sviluppato il volume d’affari che dovrebbe. Eppure Giorgio crede che qui ci siano moltissime possibilità. 

«La Sicilia ci ha dato una grande opportunità – continua il giovanissimo imprenditore – abbiamo conosciuto a più livelli persone che hanno messo al primo posto la meritocrazia e questo non ce lo aspettavamo, abbiamo trovato grandi opportunità, difficile è invece trovare un gruppo di lavoro locale che abbia la formazione necessaria per lavorare con noi. Ma per fortuna su questo ci vengono in aiuto le nuove tecnologie, così i nostri collaboratori possiamo trovarli ovunque. Per esempio lo sviluppo dei codici di stampa lo facciamo in Camerun con dei colleghi bravissimi. Siamo fortunati ad esserci ritagliati qualcosa in Sicilia perché troppe persone se ne vanno, noi abbiamo scelto di puntare sui beni culturali, che sono il futuro di questa terra e dell’Italia e forse questo ci ha premiati».

Quando hai girato tanto il mondo, hai vissuto in città molto diverse tra loro e sei talmente abituato al cambiamento da non riuscire bene a definire neanche da dove vieni, ma semplicemente ti limiti a fare un elenco delle città dove hai vissuto quando ti chiedono «Di dove sei?», dai un valore enorme ad alcune cose che sono per la maggior parte delle persone scontate. 

«Oggi uno dei grandi problemi del mondo è la qualità della vita rispetto al cibo che mangi – aggiunge Giorgio – a New York le persone che conoscono la qualità si lamentano del cibo perché è un problema avere accesso a del cibo biologico di qualità. Qui la qualità di ciò che mangi è incredibile, c’è tanta terra e tantissime coltivazioni organiche o biologiche. Qui avete lo spazio, c’è il mare, c’è la montagna, c’è l’energia della natura e una grande qualità della vita. Abbiamo scelto di vivere a Palermo perché qui puoi vivere circondato dalla bellezza. Ad esempio questo palazzo dove abbiamo sistemato i nostri studi produttivi ci ispira molto e ha un valore straordinario. Lavorando nei beni culturali non si può non avere uno spazio interessante, non avrebbe senso stare in un’area industriale, qui la qualità della vita in termini di bellezza che si può vivere quotidianamente è molto alta, ci sono case bellissime come questa dove siamo e hai l’opportunità di riuscire a stare in posti così senza troppi problemi, perché ce ne sono tanti e sono accessibili, un palazzo del genere a Londra non sarebbe sostenibile economicamente, qui invece puoi farlo».

Alice Sagona

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