Come il change clothes challenge su Tik Tok, la sfida dei video in cui si dà l’impressione di cambiarsi d’abito in un istante. Per quanto anagraficamente giovani, i deputati regionali del Movimento 5 stelle sono grandi a sufficienza per essere fuori target rispetto all’app che spopola tra i ragazzini di mezzo mondo. Eppure quanto accaduto ieri pomeriggio, poco prima del voto con cui sono stati destinati 7,5 milioni di euro alla discarica di Bellolampo, ricorda un po’ quell’effetto speciale. Al posto degli abiti, però, c’è stato il posizionamento delle due anime ormai conclamate – ortodossi e responsabili – che popolano il gruppo pentastellato all’Ars sulla proposta di concedere un contributo straordinario alla discarica pubblica palermitana.
La frangia accusata di essere sospettosamente filogovernativa – Angela Foti, Matteo Mangiacavallo, Elena Pagana, Valentina Palmeri, il non ancora ufficialmente epurato Sergio Tancredi – ha provato a scombinare i piani del governo Musumeci proponendo un emendamento in cui, anziché sotto forma di contributo straordinario, la somma sarebbe stata elargita come prestito da restituire in dieci anni. Più che una novità, un ritorno alle origini. In principio, infatti, lo stesso governo aveva immaginato la forma del credito come la più opportuna per andare incontro alla gestione dell’emergenza ambientale a Bellolampo, dove il percolato di due delle vasche già sature preoccupa. Poi, però, come confermato dallo stesso assessore Alberto Pierobon, è arrivata la richiesta del sindaco di Palermo Leoluca Orlando di fare uno sforzo in più: dare i soldi, senza chiederli indietro. «Abbiamo dato la nostra disponibilità, ma decida l’aula», ha chiarito Pierobon.
E l’aula alla fine ha deciso, anche sull’emendamento sostitutivo che il Movimento 5 stelle ha presentato in zona cesarini. In calce al testo la firma di Foti e di Giorgio Pasqua, il capogruppo pentastellato. «Agli oneri si provvede mediante riduzione dell’autorizzazione di spesa per il medesimo esercizio finanziario 2020, di cui al comma 1, dell’articolo 6 della legge regionale 28 gennaio 2014, n. 5 e successive modifiche», recitava l’emendamento, esplicitando che le somme andavano stornate dai contributi previsti dalla norma che regola i trasferimenti ai Comuni. Una soluzione, questa, che da una parte avrebbe garantito a Bellolampo di frenare l’emergenza ambientale e dall’altra evitare che dalla Regione partisse un contributo a fondo perduto dal valore, come dire, diseducativo. «Che messaggio passa quando si danno soldi a un’amministrazione comunale che non è capace di fare crescere la raccolta differenziata? E gli abitanti di tutti gli altri Comuni che pagano interamente in bolletta il costo del servizio devono sentirsi fessi?», dichiara a MeridioNews Angela Foti.
La correzione proposta dai cinquestelle, però, è stata bocciata dall’Aula. E se di per sé non ci sarebbe nulla di strano, trattandosi di un emendamento proposto da un partito d’opposizione, le cose cambiano quando al momento del voto tra chi si è alzato per bocciare la proposta ci sono stati tanti cinquestelle. «Ho visto sicuramente Siragusa, Cappello, Di Caro, Trizzino Pasqua», ragiona in serata uno di quelli che giura di avere sostenuto l’emendamento. «Cosa ho votato? Chiaramente a favore, anche perché quell’emendamento era firmato dal mio capogruppo», ragiona Elena Pagana. Solo che poi è stato proprio Pasqua a non votarlo. A rendere ancora più particolare la situazione è poi un aneddoto. «Credo che anche dalla registrazione video si possa sentire. C’è un momento in cui Cracolici con la voce invita ad alzarsi – racconta Tancredi a MeridioNews – e diversi dei nostri si alzano. Come mai? Non lo so».
Tancredi è forse il deputato che nei mesi scorsi si è trovato più spesso nel mirino delle critiche, di chi lo ha ritenuto fin troppo vicino al governo, complice gli attestati di stima rivolti più di una volta a Musumeci. Un altro di quelli indiziati di non fare un’opposizione ortodossa è stato Matteo Mangiacavallo. «Confermo che un gruppo di miei colleghi seduti vicino a Cracolici ha raccolto il suo appello ad alzarsi. Ci siamo sentiti dare degli scissionisti o filogovernativi, ma guardando al voto di ieri si direbbe che a votare una proposta discutibile del governo siano stati altri». Cracolici (Pd), e con lui il collega di partito Giuseppe Lupo, sono stati tra coloro che invece hanno difeso la bontà del contributo straordinario, sottolineando che «Bellolampo serve una quarantina di Comuni oltre Palermo».
A inasprire gli umori in casa M5s, dopo la bocciatura all’emendamento, è stata una nota alla stampa in cui i deputati – senza alcuni distinguo – hanno salutato come un «segnale importante nella direzione della tutela di un territorio martoriato» lo stanziamento delle risorse per la messa in sicurezza delle vasche. «Abbiamo sostenuto l’emendamento del governo perché praticamente analogo a un altro nostro che dunque abbiamo ritirato», si legge nel comunicato. Un comunicato che ha fatto andare su tutte le furie Foti, non solo in quanto in contrasto con quanto pronunciato dalla deputata in aula, ma anche perché non risponderebbe al vero il ritiro di un emendamento simile a quello del governo. «Non mi risultano emendamenti simili ritirati, mentre il mio, firmato anche da Pasqua, parlava di tutt’altro in quanto riproponeva il prestito».
Durante la seduta d’aula ad accennare a un emendamento diverso era stato Giampiero Trizzino. Il deputato, nel proprio intervento, ha fatto presente di avere lavorato a una propria proposta che inquadrava lo stanziamento come prestito, per poi non chiudere la porta all’alternativa della concessione straordinaria. Stando a quanto risulta a MeridioNews il testo che aveva preparato Trizzino coincide con quello che è stato votato e bocciato all’Ars, anche con il voto contrario dello stesso deputato. «L’emendamento discusso era agganciato a un articolo in cui si parlava di fondi Poc e per questo secondo me inammissibile, perché con i fondi Poc non si possono fare prestiti», ha replicato Trizzino a questa testata. «Inammissibie? Un emendamento che viene giudicato inammissibile dal presidente dell’Ars o dagli uffici non viene messo in votazione», è la risposta a distanza di Foti.
In attesa di capire se le due fazioni torneranno all’outfit degli scorsi mesi, la sensazione è che a furia di lavarli, i panni in casa cinquestelle si stiano restringendo sempre più. E che tik tok possa diventare il ticchettio verso la resa dei conti.
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